Forse
si tratta del libro del
quale più si è parlato negli ultimi mesi, oggetto di numerosi servizi
televisivi, primo nella classifica dei bestseller e, insieme allo Zero zero zero di Roberto Saviano, primo
nella classifica dell’overprinting, con centinaia di migliaia di copie
invendute accatastate ad accumulare polvere nei magazzini.
Colpa della crisi, forse, o
dei venticinque euro del prezzo di copertina, o delle operazioni commerciali
della Mondadori che hanno visto succedersi, in seguito al successo del Codice da Vinci, altri romanzi scritti in
precedenza da Brown, dal valore progressivamente calante e che hanno finito per
far perdere fiducia nell’autore.
Nonostante Il Codice Da Vinci abbia fatto storcere
il naso a molti lettori, a me è piaciuto molto, perché si legge bene e forse
perché all’epoca avevo da poco studiato con interesse Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln, dal quale Brown ha
ripreso spudoratamente i concetti portanti della linea tematica.
Così come, all’atto del
trarre le somme sul decidere se quest’ultima fatica di Brown mi sia piaciuta o
meno, devo ammettere con me stesso che, nonostante avessi a suo tempo deciso di
non comperarlo per boicottare l’esagerato prezzo di copertina, alla fine della
lettura ritengo di doverlo promuovere. Per inciso, viva la coerenza, la copia
che ho letto mi è stata gentilmente prestata da una cara amica.
Inferno si snoda attraverso una ricerca che come struttura ricalca pari pari quella
del Codice da Vinci. L’autore crea
fin dal primo capitolo una situazione di tensione narrativa che in parte in
seguito risolve, e in parte adopera per ricostruire un'altra aspettativa. Ogni
spunto di interesse soddisfatto ne innesca un altro fino alla conclusione, e
tutti sono tenuti insieme dal leitmotiv costituito dalla minaccia di estinzione del
genere umano, che come filo portante mi sembra sia sufficientemente valido da
coinvolgere qualsiasi persona. Come nel libro che ne ha decretato il successo,
o come succede in Angeli e Demoni
per Roma, Brown percorre un itinerario quasi turistico facendo scoprire al
lettore le beltà di Firenze e Venezia e gli enigmi e il fascino delle opere di Dante. Va riconosciuto inoltre all’autore
di aver saputo costruire un fitto intreccio di riferimenti simbolici letterari
e religiosi, così come di essere riuscito a sciogliere al termine del romanzo
tutti i nodi da lui stesso creati.
A differenza degli altri
libri successivi al Codice, nei
quali a volte Brown si perde in esagerazioni che mettono a dura prova il patto
di sospensione dell’incredulità, Inferno appare plausibile, la struttura
è solida e la narrazione è fluida con sufficienti motivi per far proseguire il
lettore fino alla fine.
Certo, non è un capolavoro
e non merita a mio parere tutto l’interesse mediatico che gli è stato creato
intorno, ma in definitiva resta un romanzetto che si legge bene.
Il Lettore
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