sabato 20 luglio 2013

Inferno

Forse si tratta del libro del quale più si è parlato negli ultimi mesi, oggetto di numerosi servizi televisivi, primo nella classifica dei bestseller e, insieme allo Zero zero zero di Roberto Saviano, primo nella classifica dell’overprinting, con centinaia di migliaia di copie invendute accatastate ad accumulare polvere nei magazzini.


Colpa della crisi, forse, o dei venticinque euro del prezzo di copertina, o delle operazioni commerciali della Mondadori che hanno visto succedersi, in seguito al successo del Codice da Vinci, altri romanzi scritti in precedenza da Brown, dal valore progressivamente calante e che hanno finito per far perdere fiducia nell’autore.
Nonostante Il Codice Da Vinci abbia fatto storcere il naso a molti lettori, a me è piaciuto molto, perché si legge bene e forse perché all’epoca avevo da poco studiato con interesse Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln, dal quale Brown ha ripreso spudoratamente i concetti portanti della linea tematica.
Così come, all’atto del trarre le somme sul decidere se quest’ultima fatica di Brown mi sia piaciuta o meno, devo ammettere con me stesso che, nonostante avessi a suo tempo deciso di non comperarlo per boicottare l’esagerato prezzo di copertina, alla fine della lettura ritengo di doverlo promuovere. Per inciso, viva la coerenza, la copia che ho letto mi è stata gentilmente prestata da una cara amica.
Inferno si snoda attraverso una ricerca  che come struttura ricalca pari pari quella del Codice da Vinci. L’autore crea fin dal primo capitolo una situazione di tensione narrativa che in parte in seguito risolve, e in parte adopera per ricostruire un'altra aspettativa. Ogni spunto di interesse soddisfatto ne innesca un altro fino alla conclusione, e tutti sono tenuti insieme dal leitmotiv  costituito dalla minaccia di estinzione del genere umano, che come filo portante mi sembra sia sufficientemente valido da coinvolgere qualsiasi persona. Come nel libro che ne ha decretato il successo, o come succede in Angeli e Demoni per Roma, Brown percorre un itinerario quasi turistico facendo scoprire al lettore le beltà di Firenze e Venezia e gli enigmi e il fascino delle opere di Dante. Va riconosciuto inoltre all’autore di aver saputo costruire un fitto intreccio di riferimenti simbolici letterari e religiosi, così come di essere riuscito a sciogliere al termine del romanzo tutti i nodi da lui stesso creati.
A differenza degli altri libri successivi al Codice, nei quali a volte Brown si perde in esagerazioni che mettono a dura prova il patto di sospensione dell’incredulità,  Inferno appare plausibile, la struttura è solida e la narrazione è fluida con sufficienti motivi per far proseguire il lettore fino alla fine.
Certo, non è un capolavoro e non merita a mio parere tutto l’interesse mediatico che gli è stato creato intorno, ma in definitiva resta un romanzetto che si legge bene.

Il Lettore 

Nessun commento:

Posta un commento