Così come è già successo per
la mitica trilogia in cinque volumi di Douglas Adams, anche in questo caso abbiamo una trilogia, peraltro
già esaustiva del suo e con l’autore originario deceduto, alla quale si è voluto
appioppare un quarto volume del
quale non se ne sentiva proprio il bisogno.
E se nel caso della
“trilogia” galattica perlomeno l’autore era lo stesso e si sarà pure divertito
a scrivere i capitoli successivi ai primi, nel caso di Millennium 4 non si può fare a meno di pensare che gli scopi sono
stati esclusivamente quelli di fare più quattrini possibile.
Stieg
Larsson aveva creato un
capolavoro e la sfiga ha voluto che
non si sia potuto godere gli apprezzamenti (e il conquibus) che ne sono derivati, ma editori ed eredi non si sono
rassegnati alla dipartita non tanto di Larsson stesso quanto di un mucchio di
soldi, e hanno incaricato David Lagercrantz di dare seguito alle
avventure di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander, seguendo peraltro le
indicazioni dello stesso autore che sembra avesse ipotizzato per Millennium una sequela di dieci volumi
dei quali ne ha portati a compimento solo tre. Della serie: se i personaggi
sono azzeccati, perché non sfruttarli fino in fondo?
E il personaggio di Wasp, ovvero Lisbeth Salander, la donna che odia gli uomini che odiano le donne,
è di sicuro uno dei personaggi letterari più azzeccati degli ultimi decenni.
La figura di Lisbeth
appartiene all’epica pura, pur
essendo più un antieroe che un eroe, perché dotata di valori
incrollabili, di una volontà di ferro, di comportamenti coerenti e capacità
personali nettamente sopra le righe. Una figura che nonostante i modi scostanti
e le stranezze, ma di sicuro anche per queste, conquista subito il lettore, lo
incuriosisce e lo porta a leggere velocemente i piani della vicenda in cui lei
non compare per poter tornare a seguire le avventure che lei vive in prima
persona. E il fatto che alla fine riesca a trionfare, come si spera facciano
gli eroi, al lettore non può che fare piacere.
Il sottotitolo che è stato
messo a questa Millennium 4 è stato
preso pari pari dall’Ecce homo di Friedrich Nietzsche dove, a proposito
dell’uomo che rinasce a nuova vita guarito dalla minaccia della morale
tradizionale, il filosofo afferma: “Was
ihm nicht umbringt, macht ihm stärker”, cioè: “ciò che non lo uccide, lo rende più forte", ovvero in latino:
“qui non occidit, servat”, o in
perugino schietto: “quil che ‘nnamazza, ‘ngrassa”
(perdonate la ridondanza ma m’è venuto spontaneo). E il concetto sembra applicarsi
a più di uno dei protagonisti, che lottando contro nemici e avversità riescono
a fortificarsi e vincere le loro battaglie.
Dicevo che di questo romanzo
non se ne sentiva il bisogno, perlomeno io, ma una volta terminato devo
ammettere che mi ha fatto piacere
leggerlo se non altro per sentir parlare ancora di Lisbeth. La prosa e la
costruzione di David Lagercrantz
sono agili e scattanti, e l’inserimento del bambino savant che risulta fondamentale nella risoluzione del caso è molto
interessante. Alla fine si legge bene e incuriosisce, portando all’attenzione
del lettore la problematica del grande
fratello (leggi l’Nsa statunitense) che si approfitta della tecnologia per
scopi anche ignobili.
Però… anche se è un buon
romanzo, scritto bene e con protagonisti intriganti, penso che gli manchi il fascino dei tre libri originari di
Larsson.
È possibile che sia solo una
mia impressione, ma ancora una volta non
sento proprio il bisogno di un Millennium
5.
Il Lettore