Dal momento che penso
potrebbe interessarvi, come contraltare al mio stesso post dell'altro ieri ho pensato di fornire io stesso alcuni
consigli nel caso che a qualcuno venga in mente di spedire un proprio manoscritto ad un editore serio. I consigli sono
basati esclusivamente sulla mia esperienza di Lettore, di Valutatore per una
casa editrice e di Scrittore che ha pubblicato qualcosina, e ovviamente vanno
presi con beneficio d’inventario. Ma non tanto.
Eccoli, buon pro vi
facciano:
1 – Se avete scritto un racconto (o una poesia), ma anche due o
tre, e vi viene in mente di spedirli subito ad un editore perché ritenete siano
la cosa più bella che sia mai stata scritta al mondo, pensateci meglio. Anzi,
rinunciate subito all’idea. Prima trovate il tempo di scriverne un’altra
trentina, in modo perlomeno da avere in mano un’opera decente, poi leggete i
successivi consigli.
2 – Se avete scritto
un’opera completa, ad esempio un romanzo,
e vi viene in mente di spedirlo subito ad un editore perché ritenete sia la
cosa più bella che sia mai stata scritta al mondo, pensateci meglio. E poi
ripensateci ancora. Siete ancora convinti? Va be’, proseguiamo.
3 – Se siete proprio
convinti, allora il passo successivo è impaginare
la vostra opera in modo che sia un piacere leggerla (ad uso pressoché esclusivo
di un eventuale Valutatore): caratteri sufficientemente grandi, righe ben
spaziate, margini ampi sia di lato che sopra e sotto il testo. Questo è facile,
basta ricalcare una qualsiasi pagina di un romanzo in una buona edizione. Ma
fatelo, renderete la lettura più piacevole a colui che dovrà giudicare l’opera
e lo predisporrete in modo positivo. Non fate l’errore di sottovalutare questo
aspetto.
4 – Ora sarà il caso di rileggere ciò che avete scritto. Ah,
non lo avevate ancora fatto? Ecco, è arrivato il momento. Ma non una, e neanche
due volte. Minimo 4 o 5 volte, muniti di dizionario e grammatica, e non
velocemente: dovrete soffermarvi su ogni singola parola, e proseguire solo dopo
averla analizzata. Solo così si eliminano gli errori e i refusi: i Valutatori
li odiano.
5 – Ora che pensate di aver
ripulito il tutto (accidenti, non pensavo
mica di aver lasciato così tanti errori!), rileggetelo ancora. Niente ma, fatelo.
6 – Visto? Vi erano
sfuggiti, eh! Questo dovrebbe insinuarvi un dubbio: e se ce ne fosse ancora
qualcuno di cui non mi sono accorto? Ciò significa che è arrivato il
momento di far leggere il testo a qualcun altro, che non si farà sfuggire
l’occasione per dirvi tutti gli aspetti del romanzo che a lui non piacciono e
nello stesso tempo vi farà notare malignamente che a pagina 82 avete lasciato
una “a” senz’acca. Non ditegli “cavolo,
l’ho riletto cinque volte!”, è quello che si aspetta e lo fareste felice.
Ma se stimate l’incaricato….
7 – …tenete conto dei suoi
consigli seri, e correggete dove
necessario.
8 – Rileggetelo ancora. Sì, anche questo è necessario (e chiedetevi: ma provo davvero piacere nel rileggerlo?).
Se sì, proseguite.
9 – Bene, ora dovrebbe
essere a posto (forse). È arrivato il momento di scegliere con cura gli editori a cui spedirlo, badando che il
vostro testo possa rientrare in una collana o in un filone che sia supportato
da quegli editori. Soliti consigli: non spedite poesie a chi non le pubblica,
non spedite romanzi erotici a chi non li ha in catalogo eccetera. Anche questo
è facile, una ricerca in rete vi fornirà tutte le informazioni necessarie.
10 – Seguite i consigli che troverete in rete nei siti delle varie case
editrici. Se l’Editore Pincopallino non vuole manoscritti cartacei, volete
fargli un dispetto? Chi ci rimetterebbe? Se Tizio comunica che fino a novembre
non accetta testi in valutazione, spedirglielo significherebbe solamente far
sogghignare l’editor che si sta
apprestando a massacrarvi il figlioletto.
11 – In assenza di
indicazioni, fate come vi pare. Supporto cartaceo? Digitale? Stessa cosa, basta
che il prodotto sia confezionato bene (come layout,
intendo, non il pacchetto postale…).
12 – Nell’interloquire con l’editore cercate di
essere il più sobri possibile: già deve leggere la vostra opera, l’appesantirlo
con pagine e pagine di sinossi, curricula, biografie e spiegazioni varie
servirebbe solo ad irritarlo. Chiarezza e stringatezza. No, è ancora troppo
lungo, più conciso: all’editore non importa nulla che da adolescente scrivevi
poesie.
13 – Spedite pure, anche a più editori, tanto lo sanno benissimo che l’avete
mandato anche ad altri.
14 – Preparatevi all’attesa. Anche lunga. Ma anche lunga
lunga. Di più: siate preparati al fatto che qualcuno non vi risponderà mai. Lo
so, vi darà fastidio, ma è così. Mica sono obbligati. Rassegnatevi.
15 – Alcuni invece vi
risponderanno: al 95% di voi l’opera sarà rifiutata, preparatevici in anticipo. Adducendo scuse banali, tipo che non fa parte
dei programmi editoriali, che è buona ma fuori collana, che è buona ma ha
bisogno di una revisione, e altre amenità del genere. Non credeteci, sono tutte balle, studiate apposta per
ferirvi il meno possibile. La verità è che il vostro romanzo fa veramente schifo, e l’amico al quale
lo avete dato da leggere non ha avuto il coraggio di confessarvelo. Sorpresi?
Ma le statistiche sono statistiche, pensavate davvero di essere così bravi da
rientrare in quel cinque per cento? No, la verità è solo che non sapete scrivere in un modo tale che poi sia interessante da
leggere. Tranquilli, non è mica una tragedia il non essere capaci a scrivere
(io non sarò mai capace di pilotare un aereo da caccia, ma non per questo ne
faccio un dramma, e ci fosse stata una volta che non mi è impazzita la maionese…).
Qui urge una precisazione: un 10% di quel 95% di romanzi rifiutati costituisce
la categoria dei romanzi “abbastanza
buoni ma con i quali l’editore pensa di non riuscire a guadagnarci nulla”:
il risultato è lo stesso, vi diranno sempre che non fa parte dei loro programmi
editoriali, ma il convincervi di essere rientrati in questa categoria vi servirà da consolazione.
16 – Dimenticavo. Se in effetti siete stati così bravi da rientrare in
quel 5%, e ora avete in mano il frutto della vostra fatica sotto forma di un
volumetto ancora intonso con il vostro nome in copertina, adesso dovete sperare
di rientrare nella categoria ancora più ristretta costituita da quell’uno per mille (ma che dico, anche uno su
diecimila) di autori che avranno successo, dalla quale guarderete dall’alto in
basso gli altri 999 (9999) sfigati che venderanno solo qualche decina di copie
ai propri amici. A questo scopo, essere un amico intimo di Fabio Fazio può aiutare.
17 – Se fate parte del 95%,
e non siete troppo affranti, riprovateci
con qualche altra casa editrice. Non si sa mai.
18 – Se riceverete ancora
picche, e se la tenacia e la protervia fanno parte del vostro carattere, non vi rimane che farvi pubblicare a pagamento: state sicuri che un editore lo
troverete subito. Che vi dirà anche che il vostro romanzo non è affatto male.
Ma non lo avrà nemmeno letto.
19 – Se tenacia e protervia
non sono nel vostro corredo genetico, trovatevi
un altro passatempo. È possibile
che magari abbiate tutte le qualità che servono per diventare campioni di burraco. E se per qualche strano motivo non
riuscite proprio a farne a meno, continuate pure a scrivere, ma vi prego, non
inviate i vostri elaborati al mio editore, che poi mi tocca leggerli.
Come avrete notato i
consigli sono qualcuno in più di dieci. Fa niente, erano necessari. Qualcuno
dirà anche che sono impregnati di cinismo. Ha ragione. Ma se questo qualcuno
avesse letto una sia pur minima parte dei cosiddetti romanzi che mi sono
passati sotto gli occhi, i cui cosiddetti autori pretendevano fossero
pubblicati, mi avrebbe offerto una birra in silenzio.
Questo, secondo me, è il
come confrontarsi con un editore. E con se stessi.
Il Valutatore e lo
Scrittore