I got a sixty nine
Chevy with a three-ninety-six fuelie Heads and a Hurst on the floor… She’s
waiting tonight down in the parking lot, outside the Seven-Eleven Store. Me and
my partner Sonny built her straight out of scratch…
La voce roca scaturisce dal
registratore a cassette poggiato sulla branda vicino alla mia dopo un assolo
melodico di pianoforte, e io ne resto immediatamente conquistato. L’anno è il
1981, e il luogo una camerata della caserma Pierobon di Padova. È la prima
volta in assoluto che mi capita di ascoltare Bruce Springsteen, e questa Chevrolet del '69 con carburatore 396 e la moquette sul pavimento salvata insieme a Sonny dallo
sfasciacarrozze, che lo aspetta giù nel parcheggio del 7-11 come farebbe una ragazza innamorata con il suo uomo, mi
entra subito nel sangue e non ne uscirà mai più.
Avevo già passato più di dieci
anni a ingozzarmi di progressive ― pranzo cena e
colazione, giorno e notte, feriali e festivi ― e avevo sviluppato un palato
musicale evoluto che veniva solo sfiorato dal più grezzo rock senza che questo facesse una presa sostanziale, ma l’ascoltare
all’improvviso questa dolce, triste Racing
in the Street mi provocò quella stessa sensazione che nel 1974 aveva spinto
Jon Landau, uno dei più noti critici
musicali statunitensi, dopo aver assistito per la prima volta a un concerto del
Boss, ad affermare: “Ho visto il futuro del rock’n roll, e il
suo nome è Bruce Springsteen”.
Mai visione fu più profetica.
Da allora sono più di quarant’anni che il Boss è sulla breccia senza alcuna
intenzione di andarsene, e dopo di lui non si è presentato nessun’altro con le
capacità necessarie per reclamarne il posto. Da parte mia, dopo aver assimilato
ben bene quello struggente Darkness on
the edge of town fino a conoscerlo quasi a memoria, mi rifeci del tempo
perduto e imparai tutti gli altri LP, a partire da Greetings from Ashbury Park per proseguire con Born to run e The River fino
a Born in the USA e i successivi, a
colmare una lacuna che però, per quanto piacevole, non riuscirà mai a scalzare
il progressive dal primo posto delle
mie preferenze musicali.
Bei ricordi, belle
sensazioni. Sono ritornate tutte alla luce leggendo questo Bruce Springsteen ― Spiriti nella notte, la biografia del Boss realizzata liberamente in forma di
fumetto da Marco D’Angelo (alla
penna) e Fabrizio Di Nicola (alle
matite).
I due autori hanno scritto un
racconto che riporta gli episodi salienti
della vita di Springsteen e della sua ascesa in campo musicale, suddividendolo
in capitoli staccati ispirati ognuno ad una sua canzone e privilegiando gli
aspetti psicologici e sentimentali che hanno portato alla sua creazione. La
narrazione non è strettamente cronologica e i toni sono coinvolgenti, vi si alternano pagine esaltanti con situazioni malinconiche,
non tralasciando passi pieni di azione alternati a momenti riflessivi. Dal suo
primo incontro con una chitarra alle notti trascorse a camminare pensando o a
correre in macchina, dall’incontro con quelle che saranno amicizie importanti ai
primi concerti, senza che manchi il resoconto della costituzione della mitica E-Street Band che lo ha accompagnato
per decenni fornendo un apporto sostanziale al suo successo.
I disegni di Di Nicola sono realizzati in un bianco-nero nitido, senza
retinature e con poche concessioni alle sfumature, risultano dinamici e sono
sufficientemente rappresentativi dei personaggi che si riconoscono a colpo d’occhio.
Ovviamente per chi già sa chi essi siano. Ma il fumetto può soddisfare anche coloro
che vogliano accostarsi in maniera piacevole a un fenomeno musicale senza saperne nulla a priori.
E a me ha innescato la voglia
di continuare a scrivere di un rock-man genuino, uno dei pochi che si
sono dati completamente al proprio pubblico mettendo in scena concerti dalla
durata chilometrica fino a uscirne del tutto spossati per la pura gioia di
suonare, ma questo andrebbe oltre gli scopi di questa pagina e rischierei davvero
di annoiarvi.
Bene, indovinate che colonna
sonora ho ripescato per scrivere questo post?
I got a sixty nine
Chevy…
Il Lettore (in versione
rockettara, moderata e struggente)