Tristo
anche da morto! Recita il
sottotitolo di questa storia a fumetti, a sottolineare come, se da vivo non è
che fosse stato uno stinco di santo, anche dopo morto Boldrino da Panicale fu utilizzato dai suoi accoliti per trarne
guadagni in maniera del tutto criticabile.
Ma si era intorno al 1300, i capitani di ventura la facevano da
padroni combattendo ora per l’uno ora per l’altro signorotto locale, e dove non
ci arrivavano ci tiravano il cappello. O un’ascia, una freccia o un’alabarda,
per non parlare di pugnali e spadoni.
Giacomo
Paneri era un giovanottone
del piccolo borgo umbro al quale due delinquenti uccidono il padre per
rapinarlo. Giacomo si vendica e li ammazza a sua volta, per poi darsi alla
macchia temendo di essere perseguito dalla legge o di innescare una faida
sanguinosa. Grazie anche alla sua stazza fuori della norma ― era ben sopra i due metri di statura ― ben presto Giacomo
primeggia nelle armi e cambia il suo nome in Boldrino fino a diventare un condottiero
la cui fama resterà temuta fin dopo la morte, sopraggiunta in seguito a un vile
tradimento operato ai suoi danni dai signori di Macerata.
Su iniziativa dell’amico Claudio Paoletti, la storia di Boldrino
è stata stampata a commemorare il secondo anno dalla scomparsa prematura
dell’artista Marco Vergoni che ne ha
disegnato le tavole su testi e sceneggiatura di Daniele Giovagnoni.
Nel corso della presentazione
del volume, in una sala del Consiglio Comunale di Panicale stracolma di
intervenuti, è stato ricordato come questa sia stata l’ultima opera completata da un disegnatore entusiasta della sua
attività, sempre infervorato da ciò in cui era impegnato e alla continua
ricerca di nuovi spunti per portare avanti il suo progetto di narrare storie e
biografie del passato del territorio umbro per mezzo di quella forma d’arte che
è il fumetto.
Dopo il Perugino, il Pinturicchio,
la Rocca Paolina, la battaglia del XX giugno e numerosi altri soggetti, Marco Vergoni ha illustrato questa
storia con la sua vèrve allegra e
scanzonata, inserendo scene e immagini capaci di sollevare un sorriso anche in
situazioni tragiche.
Vi basti guardare questa splash page di tavola 57, nella quale
infuria una battaglia con
ammazzamenti vari ma, come nelle migliori tavole di Jacovitti, vi si possono notare anche segnali di senso unico,
sgabelli e padelle che escono dalle finestre, lische di pesce, i classici salamini
firmati “Jac”, casse da morto, topi, gatti, conigli, lucertole e cartelli con scritto “sangue”
su pozze nere, mentre due trombettieri spernacchiano nei propri strumenti, un
micio scappa con la coda in fiamme e un bastardaccio piscia sull’angolo di
un’abitazione. E non mancano nemmeno i pellerossa
con arco e frecce. Un chiaro segno di una mente fervida fino all’ultimo
nonostante la malattia, divertente e divertita da ciò che sta realizzando e
intenzionata a divertire anche il lettore.
Ne deriva un fumetto spumeggiante,
agile e leggero nel raccontare la biografia di un personaggio poco conosciuto
(non era certo un Giovanni dalle Bande
Nere!) e del quale restano poche testimonianze storiche attendibili.
Peccato per voi che il libro non si trovi in
vendita e che le poche copie stampate siano letteralmente andate a ruba nel
corso di quella presentazione soprattutto tra i panicalesi ansiosi di portarsi
a casa una testimonianza relativa al loro storico concittadino, chiaro segno di
come molte persone siano interessate al racconto dei fatti passati della propria
terra.
E ora che il Maestro Vergoni non è più tra noi,
esisteranno altri disegnatori interessati a portare avanti un’iniziativa del
genere? Mah.
Di nuovo ciao, Marco!
Il Lettore