Il
romanzo di Colin Dexter ricalca
la tradizione del giallo anglosassone nel quale buona parte delle pagine sono
occupate dalla disamina organizzata delle svariate ipotesi sulla possibile
ricostruzione del delitto e sull’individuazione del responsabile.
Ogni tanto notavo questo
autore salire ai primi posti della classifica di vendite di Ibs, e pur essendone incuriosito non mi era
mai scattata dentro quella molla che troppo spesso mi spinge ad entrare in
libreria a comperare l’ultima fatica di uno scrittore. In questi casi i
negozietti di libri usati offrono un’alternativa che preziosa è dir poco. Di
solito, quando la molla non scatta, mi fido del mio sesto senso editoriale che
mi spinge a non investire il prezzo pieno di un libro nuovo in una lettura che presumibilmente
non mi soddisferà come vorrei.
Il romanzo è uno di quei rari
casi in cui la traduzione italiana del titolo è migliore dell’originale inglese
(Last seen wearing), e articola la
sua struttura sulla ricostruzione di un possibile delitto da parte
dell’ispettore protagonista dei gialli di Dexter, coadiuvato dall’immancabile
sergente-spalla che permette l’articolarsi di pensieri e deduzioni e
soprattutto consente al lettore di venirne a conoscenza attraverso gli scambi investigativi
e i dialoghi tra i due.
Nonostante la figura dell’ispettore Morse sia particolare
e ben delineata – Lewis è tratteggiato meno incisivamente e sa troppo di
necessario “compare” - e la ragionevole dinamica di tutte le ricostruzioni
possibili via via ipotizzate dai due, e nonostante stile e personaggi siano del
tutto accettabili, il romanzo non mi ha entusiasmato soprattutto nella parte
iniziale, sebbene debba ammettere che andando avanti migliora. È possibile
anche che sia dipeso dal fatto che non conoscevo l’ispettore Morse e che quindi
ho dovuto entrare nel personaggio. Chissà. Forse concederò a Dexter una seconda
possibilità. Quando ne troverò un’altra opera nei negozietti di libri usati.
Il Lettore
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