martedì 27 maggio 2014

Il manuale del falsario

Ho voluto leggere questo manuale, pur non sapendo minimamente disegnare né possedendo una qualsiasi propensione a poter falsificare una qualsiasi cosa, disegno o documento, solo perché mi era piaciuto molto lo stile della scrittura di Eric Hebborn nel suo Troppo bello per essere vero, nel quale il falsario racconta la propria biografia.


E lo stile infatti mi è piaciuto ancora una volta, se mi consentite di omettere dal termine “stile” tutti gli elenchi riportati di materiali quali terre, colori, pennelli, pergamene, marchi, carte, tele, colle, vernici eccetera che per un falsario “vero” è indispensabile conoscere. Ma la cosa carina è che anche nelle parti più tecniche Hebborn inserisce qui una storiella, là un aneddoto che ottengono lo scopo di sdrammatizzare in modo brioso e risollevare lo spirito di una trattazione scientifica.
Al di là dell’essere un abile falsario, Eric Hebborn era un vero artista, anche nel campo della letteratura.
Dal libro traspare ancora una volta il pensiero dell’autore nei confronti del “valore” del contenuto artistico di ogni opera: per Hebborn vale ciò che piace, indipendentemente dalla corrente quotazione di mercato. È un pensiero che mi sento di condividere, sia nel campo dell’arte dipinta, che in letteratura, che in svariati altri campi: non mi interessa che Jamie McGuire (tanto per dirne una) abbia venduto milioni di copie del suo Uno splendido disastro: per me resta sempre una cagata (ho citato un autore straniero, ma avrei potuto fare diversi nomi italiani). Così come ho conosciuto un numero di critici d’arte abbastanza congruo per poter tranquillamente infilare diritto nel cestino ciò che dicono di solito. Figurarsi se volessero convincermi che un disegno vale più di un altro solo in base ad una quotazione economica.
Peccato che il libro sia fuori catalogo e che quindi sarà difficile che possiate togliervi la curiosità di leggerlo. Né ve lo posso prestare perché l’ho ottenuto in prestito a mia volta. Un prestito di quelli con la precisazione: mi raccomando… che mi spinge a considerare il libro come un oggetto prezioso. Tanto un giorno o l’altro devo scrivere un post sui prestiti… ma questo da qualche parte l’ho già detto.
Però, se vi interessasse, in questo post:  http://icustodi.wordpress.com/2012/07/19/eric-il-falsario-yes-he-can/ ho trovato un’interessante intervista a Hebborn (in italiano), che diventa anche umoristica quando l’artista confessa di non aver mai firmato le sue opere con il nome di Mantegna, o di Piranesi, o di Van Dyck, e poi conclude ridendo: “Se un esperto dice: questo disegno è di Rembrandt… io non dico di no, sto zitto. Non contraddirei mai un esperto”.
Un altro esempio dell’insegnamento del saggio: meglio tacere, che parlare a vanvera.
Il Lettore 

2 commenti:

  1. Ciao, hai ancora quel libro ? HO visto un documentario in tv e mi sarebbe piaciuto leggerlo, ma in linbreria non lo hanno.
    ckone@tin.it

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    1. Il libro non era mio e mi hanno detto anche che è molto difficile trovarlo. Potresti sentire direttamente l'editore, che è Neri Pozza di Vicenza. Ciao!

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