giovedì 7 maggio 2015

Un posto nel mondo

È martedì. Come tutte le altre mattine, la sveglia suona alle sei punto zero zero con la sua precisione di telefono coreano. Come tutte le mattine mi alzo dopo due secondi, disincastrando i piedi da sotto le trenta tonnellate dell’Iveco dal manto nero il cui diesel da quattromila ronfa al minimo sull’angolo del materasso.
Traverso la sala nel debole chiarore dell’alba, aspetto ad occhi chiusi che la macchina si scaldi e sorseggio la prima razione di droga bollente della giornata, seguita a ruota dalla prima razione di droga aeriforme. Ora va meglio.
Mentre i neuroni stanno iniziando a connettersi tra loro entro in bagno, e… tragedia! Ora ricordo! È martedì! Il panico mi assale quando vengo preso dalla consapevolezza del dramma. Ineluttabile, irrimediabile. La frustrazione e un senso di vuoto si impossessano della mia anima. Butto gli occhi disperato sullo scrittoio nella vana speranza di essermi ricordato male, ma no, purtroppo non è così: è lì, chiusa con il frontespizio contro il piano di legno, proprio come un romanzo del quale hai appena girato l’ultima pagina. Non ricordavo male. L’ho finita ieri sera.
Ho finito La Settimana Enigmistica.
Ho risolto tutti i giochi utili, non mi resta più nulla per mettere in moto la giornata nella maniera ottimale. Lancio un’occhiata trepida lì dove tengo i surrogati della rivista ma nulla, ricordo bene di aver terminato anche quelli e di non averli ricomprati. La disperazione mi assale con ondate potenti: cagare senza parole crociate mi è del tutto inconcepibile. Un sostituto, ho bisogno di un sostituto. Reprimo gli stimoli e senza neanche sedermi faccio guizzare gli occhi sugli scaffali alla frenetica ricerca di un palliativo. I titoli e gli autori delle decine di libri in attesa di essere letti scorrono veloci mentre oscillo spostando il peso da una gamba all’altra: Preston Appelfeld Scandone Perez-Reverte Dumas Yehoshua Murakami Torregrossa Hornby Volo Carlotto Wodehouse Irving…
Volo?  
Che cazzo ci sta a fare lì un Fabio Volo?
Non ricordo di avercelo messo. Chissà da quanto tempo c’è. E che cos’è? Un posto nel mondo. Bah. Sarà stata mia moglie. E per quale motivo? E se… Ma no, ne ho sentito parlare troppo male. Mi domando come ci sia finito. Sicuramente non ne vale la pena. Ma ne sei sicuro? L’hai mai letto? In effetti… forse alla fine Freereader potrebbe parlarne a ragion veduta. Guardo il libro. Mi guardo allo specchio. Mi restano venti minuti prima di dover svegliare moglie e figlio. Riguardo il libro. Solo l’inizio? Non ho il coraggio di riguardare il me stesso nello specchio. L’avresti creduto possibile?
Mi calo i boxer, mi accomodo e, con titubanza, comincio a leggere.




Ho retto esattamente ventidue pagine.
Il tempo necessario per espellere residui nutrizionali e per rendermi conto di persona della ragione più che fondata per la quale non avevo mai letto prima d’ora Fabio Volo. Il pregio più rimarchevole che ho trovato in quelle ventidue pagine è stata l’assenza di errori di grafia. Bravi gli editor. Del resto l’autore stesso in prima pagina si scatta un selfie: “Lo so, sono sdolcinato, stucchevole e patetico, ma non posso farci niente.” Mai fotografia fu più realistica.
Ventidue pagine colme di banalità, di frasi scontate, di tritume, di ovvietà; davvero sdolcinate, stucchevoli e patetiche (in senso negativo, naturalmente), e che dopo la prima diventano pure noiose. E dico questo ad onta delle centinaia di recensioni che invece questo libro l’hanno osannato fino a farlo apparire un capolavoro. Poveri.
Poveri di spirito, e di cultura. Un libro che potrebbe essere osannato solo da chi non ha mai letto nient’altro, da quelle persone che hanno letto solo quel libro in vita loro. E neanche tanto. Un romanzo basato su una cultura televisiva, confezionato su misura per quelli che si sentono appagati nell’abbandonarsi per ore davanti allo schermo finendo col convincersi che quello che viene propinato loro sia la Verità. I personaggi televisivi come novelli messia, non importa se abbiano o meno della caratura.
Ma non voglio sprecarci altro tempo, non ne vale la pena. Che poi, il problema sta nel fatto che questa gente dominerà il mondo: Volo ha venduto migliaia di copie dei suoi libri, e ciò può benissimo far pensare agli sprovveduti che abbia ragione lui.
Dopo appena ventidue pagine ho trasferito il romanzo tra quelli in attesa di catalogazione. Amen. Ma anche se mi sono rifiutato di proseguire oltre, perlomeno ora ne posso parlare a ragion veduta. Magra consolazione.
Appunto per me stesso: ricordarsi assolutamente di non restare mai senza parole crociate.
Appunto per i miei studenti dei corsi di scrittura creativa: il riferimento scatologico che permea la contestualizzazione di questo post è del tutto intenzionale. Meditate…
Il Lettore & lo Scrittore

7 commenti:

  1. Beh, almeno un compito lo ha assolto: ti ha fatto ca..re!

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  2. non ho mai letto i libri di fabio volo (come credo la gran parte di chi li compra) ma trovo interessante le considerazioni sulla televisione che, come del resto anche la Rete, non corrisponde affatto alla Verità
    paolo g

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    1. Il problema sta proprio nel fatto che in troppi pensano che lo sia

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  3. Prendo e incasso il non complimento.
    Confesso che qualche anno fa mi sarei offesa da morire. Adesso ho imparato a cogliere le sfide: mi “eccitano” e non mi fanno “ribrezzo” i giudizi negativi (tra le virgolette i miei compiti). Come una degli studenti del tuo corso di Scrittura creativa accolgo a piene mani la contestualizzazione iniziando a dire che Volo non è mai stato nelle mie curiosità intellettuali, come tanti altri "divi" che svolazzano nell'etere, e che la banalità degli attuali mezzi di comunicazione di massa è costruita da grandi strateghi nati per plasmare il cervello di noi poveri cittadini-elettori-utenti-popolo… Alzare uno scudo per proteggere il nostro sguardo non è semplice, eppure ne conosco molti che lo stanno facendo da tanto tempo e non demordono; spesso mi ritrovo a parlare di libri e teatro e musei. Sicuramente so scegliere davvero bene le mie compagnie e ne sono fiera. Come fiera e FELICE vengo i lunedì sera all'Ostello: una vacanza nella quotidianità, scrigno "luminoso" per le menti e per i cuori.
    Alt, ti ho letto nel pensiero! Sì lo so che sono poetica e la butto nei sentimenti, e non sai se la buttassi nei colori e nei profumi…
    Questa è un'altra storia che mi fa star male e bene, comunque mi fa vivere esperienze che porterò sempre con me. Da quei colori è nata la mia partecipazione al tuo corso. Non mi fermerò neanche se andassi a sbattere il muso su un foglio duro di carta pesta. Sono certa che ne uscirà qualcosa di buono e non pretendo che sia un capolavoro. Sono già a buon punto nell’aver scritto queste poche righe e che, almeno tu, le leggerai. Di certo è importante dire ed esserci. Io dico e ci sono insieme agli altri studenti. Ogni buon consiglio è un passo avanti. E se non scriveremo mai nulla di buono, avremo un nome da segnalare per Consigli tra le righe ad aspiranti scrittori, Daniele G.
    Simonetta Cinaglia

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    1. Tu non hai proprio nulla da dover "incassare" né io ho qualcosa da rimproverarti o rimproverarvi. Forse mi hai frainteso: il mio "appunto" non riguardava nulla di vostro, era solo per farvi notare un aspetto della stesura, e non aveva nulla a che vedere con le cose che avete scritto in questi giorni. Se hai pensato così me ne scuso, non è stata intenzionale. Te la saresti potuta prendere solo nel caso tu fossi stata un'ammiratrice di Fabio Volo...

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    2. E non lo sono. Io volo soltanto. A lunedì con grande e sempre nuovo piacere!!!

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