“Il miglior autore contemporaneo di narrativa crime” figura a grosse lettere sulla fascetta gialla che avvolge la copia del libro che ho in mano.
Affermazione non da poco,
lapidaria, apicale, senza compromessi di sorta, che pone lo scrittore proprio
sulla vetta, solo e irraggiungibile. D’accordo, non è altro che pubblicità, e
per questo da considerare con beneficio d’inventario, ma la firma che segue
questa frase non è di uno qualunque, non è di un giornalistucolo sponsorizzato
da qualche casa editrice, non è di un personaggio famoso solo per qualche
passaggio televisivo, né di un calciatore o di una qualsiasi attricetta
bonazza. A proferire queste parole è stato Haruki
Murakami, e se uno dei più papabili candidati al Nobel si sbilancia in questo
modo state pur certi che avrà le sue ragioni.
E come dargli torto? Questo
nuovo romanzo di Lee Child (ve l’ho
già detto che il suo vero nome è Jim
Grant?) con protagonista, come sempre, un Jack Reacher narrato stavolta in terza persona, conferma ancora una
volta le aspettative di tutti coloro che attendono con trepidazione ogni nuova
uscita dell’autore britannico trapiantato a New York.
Ho letto le quasi
quattrocento pagine de Il ricercato
in un giorno e mezzo, tralasciando impegni casalinghi e sedute di scrittura e
rimandando obblighi vari al giorno dopo, perché Reacher è Reacher, non ci sono
santi. Un libro che parte calmo, nel quale sembra che all’inizio non succeda
nulla di eclatante per qualche decina di pagine, quindi è come se il pilota di
un F22 accendesse il postbruciatore e ti ritrovi scaraventato nella vicenda
senza alcuna possibilità di abbandonarla volontariamente fino alla fine.
Insomma, nulla di nuovo.
Child ci ha abituato così.
Non starò a discuterne
ulteriormente perché le ragioni di questa affezione le ho già spiegate in altri
post (basta che clicchiate
l’etichetta “Child” qui a fianco), vi dirò solo che questa avventura si pone
temporalmente, nella cronologia delle vicende di Jack Reacher, dopo quella intitolata Una ragione per morire, quando Reacher sta cercando di allontanarsi
dal Nebraska diretto verso la Virginia dove intende conoscere di persona una
donna con cui aveva avuto solo delle interessanti conversazioni telefoniche.
Reacher è reduce da uno dei
suoi consueti “confronti” (dai quali di solito gli altri non si rialzano più);
è sporco, trasandato, gli hanno spaccato il naso con il calcio di un fucile e
per questo gonfio e insanguinato, e sta facendo l’autostop di notte su un’autostrada semideserta. C’è da capire in
pieno tutti gli occupanti delle cinquantasei auto che gli transitano davanti
senza fermarsi a caricarlo, ma la cinquantasettesima si ferma e lo prende su.
Solo che gli occupanti della
vettura non sono affatto dei gitanti qualsiasi…
Il Lettore
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