mercoledì 13 maggio 2015

La mappa del destino

Forse è troppo sperare che qualcuno si ricordi ciò che ho scritto nella recensione del romanzo Profezia, ma non vi preoccupate, ve lo ripropongo: “È un vero peccato che Marco Buticchi in questo romanzo non abbia inserito anche le ipotesi  che vedono lo sbarco sulla Luna come un’invenzione della Nasa e i glifi nel deserto di Atacama come testimonianze certe dell’invasione di extraterrestri: una mancanza imperdonabile, perché per il resto ci ha messo proprio tutto. Ah, no, mancano anche il complotto dell’11 settembre e la caduta del meteorite che ha provocato la scomparsa dei dinosauri…
Ecco, per questo La mappa del destino potrei riproporre queste sette righe tali e quali, cambiando solo il nome dell’autore e sostituendolo con Glenn Cooper. Ma a differenza del libro di Buticchi che ho piantato a metà, questo perlomeno sono riuscito a finirlo, anche se non mi ha soddisfatto un granché.




Dopo una partenza bruciante con La biblioteca dei morti che ha venduto una marea di copie l’ex medico, ex archeologo, ex manager e ora scrittore Glenn Cooper è sembrato migliorarsi con Il libro delle anime per poi capitombolare con questa storiella abborracciata nella quale, come Buticchi, l’autore mischia di tutto un po’: elisir di lunga vita, civiltà estinte, incunaboli misteriosi, Templari, dipinti rupestri, San Bernardo, uomini di Neanderthal, monaci medioevali, sette occulte, nazisti, Santo Graal, servizi segreti francesi, Abelardo ed Eloisa, insieme a quegli sprovveduti dei protagonisti. E che diavolo, vuoi che un qualsiasi lettore non trovi almeno un argomento fra questi che lo affascini?
La biblioteca dei morti mi era piaciuto: aveva un buon plot che l’autore aveva saputo dipanare bene dosando le rivelazioni con arte, con una prosa semplice e gradevole. In questo caso invece siamo di fronte sì ad una buona narrazione che si legge in modo gradevole, ma frammentata, slegata, con personaggi stereotipati e soprattutto completamente carente di plausibilità. Del tipo: ammazzano gente a destra e a sinistra e la polizia francese non fa assolutamente nulla per scoprire chi è stato; oppure: si vuole tenere nascosto a tutti i costi un “segreto” del quale sono a conoscenza solo qualche centinaio di persone. Niente, come metterlo in banca.
Peccato, perché l’autore riesce a suscitare curiosità da subito con la casuale scoperta di una grotta le cui pareti sono affrescate con dipinti molto più antichi di quelli di Altamira, e da qui parte una vicenda che da subito si fa discontinua, saltellando tra il tempo attuale e il medioevo, tra la seconda guerra mondiale e il paleolitico, con personaggi che riescono a campare anche due o trecento anni grazie alla claviceps (un inno all’LSD!) senza che nessuno li scopra, e questo già mi sembra leggermente paradossale. I protagonisti continuano a muoversi tranquilli mentre intorno a loro la gente viene ammazzata a ripetizione senza che nessuno intervenga; saltano fuori traduzioni miracolose di codici cifrati effettuate in un lampo e scoperte scientifiche rivoluzionarie purtroppo cancellate nell’esplosione di interi laboratori chimici senza che nessuno ne abbia salvata una misera copia su un semplice floppy disk. Troppe assurdità che mettono a dura prova il patto di sospensione dell’incredulità del lettore. Per non parlare del finale, nel quale si nota chiaramente come l’autore non sapesse più dove sbattere la testa per terminare il romanzo in maniera accettabile. E infatti non c’è riuscito.
Comunque, nonostante tutto ciò, visto che sono riuscito ad arrivare fino in fondo senza cancellarlo del tutto dal telefono, il libro si lascia leggere, anche se poi ti lascia un senso di delusione per le potenzialità sfruttate maldestramente. Forse questi sono i libri peggiori: un romanzo palesemente scritto male lo pianti subito senza stare a perderci del tempo, mentre questi che all’inizio ti incuriosiscono, e tu ci passi qualche ora con la speranza che non sia così banale come si sta mostrando e che prima o poi si risollevi, e quando arrivi alla fine invece di migliorare il romanzo termina in calando, allora sì che gli daresti fuoco…
Il Lettore 

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