Tanto per far notare a
qualcuno, lui sa chi, che se si ha pazienza si vedrà che prima o poi i consigli
vengono ascoltati. E chi consiglia verrà anche ringraziato calorosamente se,
come in questo caso, il consiglio è di quelli più che buoni.
Grande romanzo questo di Massimo Carlotto, un romanzo duro e
crudo, con una tale dose di violenza sia fisica che psicologica che alle volte
leggendo viene da rabbrividire. E l’averlo letto subito dopo la lettura di Giorgio Scerbanenco induce per forza di
cose a delle riflessioni sia sulla giustizia che sul sistema carcerario
ipotizzato da Cesare Beccaria.
In entrambi i romanzi si
parla di giustizia, di redenzione,
di espiazione delle proprie colpe e di quanto la punizione possa influire sul
pentimento, e viceversa, e in entrambi i romanzi il pessimismo la fa da padrone
portando a far propendere le scelte verso una improbabile giustizia personale.
Ma sorgono anche
riflessioni sui rapporti umani
quando questi sono intaccati dalla morte violenta, sulla capacità e sulla
giustezza del perdonare, sui misteri insondabili della mente umana e sul labile
confine che divide la normalità dalla pazzia. I due protagonisti sono due
uomini entrambi distrutti, chi per una ragione e chi per un’altra, e quando un
uomo sente che per lui più nulla ha valore le azioni che intraprende possono
essere del tutto imprevedibili.
A differenza di
Scerbanenco, Massimo Carlotto
adopera periodi brevissimi che trasmettono immediatezza, quasi frenesia, e
l’artificio di far narrare alternativamente in prima persona i due protagonisti
consente al lettore di immedesimarsi quasi nei due personaggi, rimanendo talora
agghiacciato sia dal loro modo di pensare che dal loro comportamento.
Un errore che Carlotto non ha commesso sarebbe potuto essere
quello di indulgere nell’esagerazione e nell’autoreferenzialità, ma l’autore in
questo caso è stato bravo nel mantenersi distaccato dalla narrazione che scorre
con regolarità facendo appassionare il lettore alla vicenda.
Un grande noir, grazie M.!
Il Lettore
Cosa vuoi che ti dica, mi spiace solo che a furia d'aspettare a darmi retta hai letto valanghe di schifezze. E con il grandissimo Giorgio vedi di recuperare in fretta ciò che ti avevo suggerito. Resto in attesa di sapere cosa ne penserai di Izzo e Queneau mentre io, non scrivendo più, ho scoperto la bacchetta magica che mi segnala grandissimi autori. Ultimi in ordine di arrivo Richard Matheson e Paolo Roversi. Provare per credere.
RispondiEliminaDài... proprio valanghe di schifezze no, qualcuna... comunque mi preoccupa quel "non scrivendo più", fai che non sia una cosa definitiva. Per quanto riguarda gli autori che nomini, Queneau lo tengo in palma di mano per il suo "Esercizi di stile" e di Richard Matheson ho letto già molte cose, mentre non conosco Izzo e Roversi: li terrò presenti...
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