mercoledì 6 agosto 2014

L’oscura immensità della morte

Tanto per far notare a qualcuno, lui sa chi, che se si ha pazienza si vedrà che prima o poi i consigli vengono ascoltati. E chi consiglia verrà anche ringraziato calorosamente se, come in questo caso, il consiglio è di quelli più che buoni.


Grande romanzo questo di Massimo Carlotto, un romanzo duro e crudo, con una tale dose di violenza sia fisica che psicologica che alle volte leggendo viene da rabbrividire. E l’averlo letto subito dopo la lettura di Giorgio Scerbanenco induce per forza di cose a delle riflessioni sia sulla giustizia che sul sistema carcerario ipotizzato da Cesare Beccaria.
In entrambi i romanzi si parla di giustizia, di redenzione, di espiazione delle proprie colpe e di quanto la punizione possa influire sul pentimento, e viceversa, e in entrambi i romanzi il pessimismo la fa da padrone portando a far propendere le scelte verso una improbabile giustizia personale.
Ma sorgono anche riflessioni sui rapporti umani quando questi sono intaccati dalla morte violenta, sulla capacità e sulla giustezza del perdonare, sui misteri insondabili della mente umana e sul labile confine che divide la normalità dalla pazzia. I due protagonisti sono due uomini entrambi distrutti, chi per una ragione e chi per un’altra, e quando un uomo sente che per lui più nulla ha valore le azioni che intraprende possono essere del tutto imprevedibili.
A differenza di Scerbanenco, Massimo Carlotto adopera periodi brevissimi che trasmettono immediatezza, quasi frenesia, e l’artificio di far narrare alternativamente in prima persona i due protagonisti consente al lettore di immedesimarsi quasi nei due personaggi, rimanendo talora agghiacciato sia dal loro modo di pensare che dal loro comportamento.
Un errore che Carlotto non ha commesso sarebbe potuto essere quello di indulgere nell’esagerazione e nell’autoreferenzialità, ma l’autore in questo caso è stato bravo nel mantenersi distaccato dalla narrazione che scorre con regolarità facendo appassionare il lettore alla vicenda.
Un grande noir, grazie M.!
Il Lettore

2 commenti:

  1. Cosa vuoi che ti dica, mi spiace solo che a furia d'aspettare a darmi retta hai letto valanghe di schifezze. E con il grandissimo Giorgio vedi di recuperare in fretta ciò che ti avevo suggerito. Resto in attesa di sapere cosa ne penserai di Izzo e Queneau mentre io, non scrivendo più, ho scoperto la bacchetta magica che mi segnala grandissimi autori. Ultimi in ordine di arrivo Richard Matheson e Paolo Roversi. Provare per credere.

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    1. Dài... proprio valanghe di schifezze no, qualcuna... comunque mi preoccupa quel "non scrivendo più", fai che non sia una cosa definitiva. Per quanto riguarda gli autori che nomini, Queneau lo tengo in palma di mano per il suo "Esercizi di stile" e di Richard Matheson ho letto già molte cose, mentre non conosco Izzo e Roversi: li terrò presenti...

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