lunedì 18 agosto 2014

Lezioni (semiserie) di Scrittura Creativa: Sesta Puntata


6 – L’ELLISSE (ovvero: date per scontato!)
Bene, cominciamo a trattare qualche argomento serio, partendo da una tecnica che troppo spesso viene ignorata dai principianti della scrittura che per lo più sono ansiosi di far leggere a qualche malcapitato tutto quello che passa loro per la testa.
In una narrazione, lo scrivere in modo ellittico è il dare per scontati molti fatti senza descriverli, ed è un’arma potente nelle mani di uno scrittore che sappia adoperarla.
Dico che questa tecnica è un’arma potente perché consente di far lavorare il lettore e lo costringe a doversi immaginare situazioni. Come sosteneva Joseph Conrad: “Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore”.  
Esempi di scrittura ellittica?
Lev Tolstoj non descrive mai la sua Anna Karenina: in tutto il romanzo si limita solamente a dire che è una bella donna.
John Le Carrè è un maestro dello scrivere ellittico: nelle sue storie il lettore entra in situazioni in cui quasi tutto dall’autore è dato per scontato. Da principio si prova un po’ di fatica a capire dove ci si sta muovendo e soprattutto dove si sta andando, ma ben presto si entra nel meccanismo e da allora diventa quasi impossibile il lasciarlo.
Isaac Asimov, nella trilogia galattica che ha scritto poco più che ventenne, sottintende addirittura un intero impero interstellare che si evolve in centinaia di anni, quasi senza descriverlo affatto, ma facendo trovare il lettore stesso al suo interno dando per scontate ambientazioni e invenzioni straordinarie, futuristici modi di fare e perfino immaginarie (ma reali nel romanzo) vicende storiche, e questi si muove comunque agevolmente tra regni e pianeti e astronavi avendo ben chiaro il disegno complessivo.
Ce ne sarebbero molti altri, ma con un po’ di narcisismo mi metto in mezzo io stesso: nel primo romanzo che ho pubblicato ho adoperato la tecnica dell’ellisse nel descrivere il momento immediatamente precedente una devastante scossa di terremoto. Ecco il brano: “Né Kappa col suo istinto lupesco, né Matilde con la sua preveggenza felina ne ebbero sentore. Tantomeno io, che me ne stavo steso sul divano letto intento a scoprire con stupore che come nuovo presidente degli Stati Uniti era stato appena nominato Jack Ryan. Dapprima cominciò con il boato…” eccetera.
Nella frase (sott)intendevo dire che nel momento di cui si sta parlando l’io narrante del romanzo era intento a leggere il romanzo Debito d’onore di Tom Clancy, al termine del quale il protagonista seriale dei romanzi dell’autore statunitense finisce dopo una serie di peripezie con l’essere nominato Presidente degli Stati Uniti d’America. Ora, chi tra i lettori del mio romanzo ha letto quel libro si sarà gustato la citazione e avrà capito cosa stava facendo il personaggio principale in quel momento; chi invece non conosce quel libro avrà forse capito lo stato d’animo del narrante da quel “con stupore”, e magari è possibile che gli sia venuto il desiderio di andare a documentarsi per capire a chi mi riferivo nominando un Jack Ryan che nella realtà non è mai figurato tra i Presidenti degli USA. E per quelli ai quali la curiosità non fosse venuta… be’, pace, mentre scrivevo mi stavo rivolgendo al mio lettore ideale (e non starò qui a specificare la differenza tra lettore ideale e lettore empirico, andate a riguardarvi Umberto Eco), o, detta in maniera diversa, a me andava di rappresentare quella situazione in quel modo.
Come ho già scritto in un post di qualche giorno fa, alcuni autori invece esagerano nel fornire indicazioni, presumendo a torto che tutti i lettori siano cretini o ignoranti. Nel post mi riferivo al brano in cui Guillaume Musso, nel suo La ragazza di carta, fa pensare al protagonista che è anche l’io narrante del libro: “Ho voglia di ascoltare Kind of Blue, il capolavoro di Miles Davis”. Questa specificazione dell’autore, così come l’affermare che quel disco è un capolavoro, anche se pura verità è uno stucchevole pleonasmo, per di più pure irreale perché nessuno, nell’atto di svolgere un’azione, rammenta a se stesso tutti i particolari di cose già acquisite.
Se mi viene voglia di ascoltare della musica, magari penso: “Quasi quasi metto su Kennedy…” e prendo il compact e lo inserisco nel lettore. Non perdo tempo a ricordare a me stesso che la composizione che intendo ascoltare non è altro che Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi nell’interpretazione del violinista Nigel Kennedy (molto più briosa dell’altra versione che possiedo con la solista Anne Sophie Mutter, peraltro bravissima e accompagnata dalla Wiener Philarmoniker diretta da Herbert Von Karajan…)  per il semplice fatto che lo so già, non devo renderne edotto nessuno, e quindi mi limito a pensare “Quasi quasi metto su Kennedy…” e basta.
Mi sbaglio? Non vi comportate così anche voi?
Specificare in continuazione può essere deleterio.
E persistere nell’ignorare questa tecnica può condurre a conseguenze tragiche: nel valutare elaborati di dilettanti mi capita a volte di incontrare scritti il cui primo capitolo è magari interessante, con un personaggio dotato di spessore, scritto bene e che suscita un certo interesse. La maggior parte delle volte però questo primo capitolo è vanificato da un secondo capitolo nel quale l’autore racconta per filo e per segno tutta la storia del personaggio che dapprima aveva suscitato curiosità, smorzando quest’ultima e appiattendo il tutto in una noia mortale che porta irrimediabilmente alla sospensione della lettura. Non fatelo! Date per scontato, se siete riusciti a rendere interessante un protagonista, non uccidetelo subito raccontando delle poesie che scriveva da piccolo o quante volte ha divorziato o quanto sono carini i due figli o tutto quello che gli passa per la mente.
In pratica dovrete forzare voi stessi a non mettere nello scritto tutto quello che a voi passa per la testa. Segnatevelo a parte, andrà a costituire un background al quale attingere per una migliore caratterizzazione del personaggio, ma convincetevi che non tutto ciò che gli costruirete addosso sarà necessario ai fini della storia che state raccontando.
Il problema è che troppi dilettanti si innamorano troppo delle cose che vengono loro in mente e non pensano che invece una buona parte di esse potrebbe essere deleteria ai fini della narrazione.
Tagliate, gente, tagliate…

Lo Scrittore Insegnante

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