John
Michael Crichton, tra i
più rinomati autori di techno-thriller, a partire da quel fantastico Andromeda del 1969 fino all’apice di Sfera, Congo, Jurassic Park, Sol levante e molti altri con un totale
impressionante di oltre 150 milioni di copie vendute nel mondo, è uno degli scrittori che ho amato e seguito
dai tempi della mia adolescenza fino alla sua morte avvenuta nel 2008. Pur non essendo
mai stato minimamente conquistato dall’enorme successo televisivo che ha riscosso con il suo E.R. – Medici in prima linea.
Nei suoi romanzi Crichton
riusciva a coniugare l’invenzione letteraria con la veridicità scientifica,
impostando storie che, oltre a sembrare perfettamente plausibili, possedevano
quel fascino che riusciva a suscitare nel lettore la curiosità necessaria a
terminare le letture con un senso di soddisfazione. Quasi sempre. Sarà stato il
successo, la stanchezza o la vecchiaia, purtroppo negli ultimi anni la qualità
letteraria e stilistica dell’autore è andata progressivamente in calando (Timeline, Preda), per sfociare in
questo Stato di paura che
rappresenta una delle più atroci maialate che io abbia mai letto.
A differenza della lucidità
e del rigore che traspaiono dalle sue prime opere, questo pamphlet sull’ecologia è un’accozzaglia
di teorie, azione, episodi, supposizioni, azioni slegate e prive di motivazioni
plausibili. I personaggi sono improbabili, le spinte che li animano
irrazionali, i loro movimenti in giro per il mondo ingiustificati, in una trama
campata per aria che serve solo come pretesto per permettere all’autore di
condensare la propria morale personale, edificata su anni di studio delle
problematiche ecologiste, spiattellandola tra pag. 653 e pag. 657 e facendola
seguire dalla nutrita bibliografia sulla base della quale è stata tratta.
Morale
che condivido anche, a
patto che le teorie su cui si basa siano fondate realmente, ma che non riesco a
giustificare come scusa per averci scritto sopra un romanzo brutto, veramente
pessimo, nel quale gli episodi sono slegati, gli acronimi la fanno da padroni,
i personaggi caratterizzati in modo dilettantesco che in più sono contornati da
killers assurdi, ammazzamenti fantasiosi, serpenti, ingenue sparatorie e belle
ragazze, tsunami, coccodrilli, avvocati, tribù di cannibali e polpi letali per
il cui veleno non esiste antidoto, ma dal quale il protagonista, dopo esserne
stato morso, si salva miracolosamente in un paio d’ore. Il costrutto è
inverosimile e le esagerazioni sono veramente esagerate fino a sfociare nel
paradossale, un po’ seguendo l’onda di Follett
con il suo Martello dell’Eden o
dello Schätzing di Limit, e lontano chilometri, ma che
dico, anni luce da quei suoi capolavori che sono Andromeda e Sol levante.
Nonostante in ogni singolo
capitolo si avverta la bravura del professionista che sta dietro la scrittura,
la mancanza di struttura e le troppe invenzioni fanno ben presto storcere il
naso, ed ho proseguito la lettura, saltando spesso dei brani, solo per la
curiosità e con il dispiacere di vedere quanto sarebbe riuscito a scendere in
basso. Purtroppo. È un vero peccato che Crichton sia riuscito a distruggere
buona parte della stima che provavo per lui.
Se vi piace il genere e non
avete mai letto questo autore, fatelo, ma limitatevi alle opere scritte prima
del ’95.
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento