Avevate indovinato lo
Squizzalibro di ieri? E sì che era facile, avevo anche dato troppi indizi, ma ufficialmente
non mi è pervenuta nessuna risposta esatta. Pazienza, forse sarà il caso che i
prossimi Squizzalibri non li faccia più difficili di così…
Ma cominciamo: parlar male di un autore che per altri
versi invece si ammira appare sempre come una stonatura. Allora facciamo così, lungi
da me il denigrare Andrea Camilleri,
mi limiterò a parlare male solo del libro.
Il
tuttomio può essere
benissimo considerato come un esperimento venuto male, un tentativo di racconto
che non lascia nulla, una prova di quelle che Elvira Sellerio avrebbe bocciato
senza stare a pensarci su troppo. Non solo, penso che la signora Elvira avrebbe
di certo bocciato anche quella copertina
ributtante (come opera grafica, non certo la ragazza in primo piano…), del
tutto aliena dai più basilari concetti di composizione fotografica e di
finezza.
Nonostante in passato siano
usciti libri più che meritori, come La
mossa del cavallo che secondo me è una delle migliori opere dello scrittore,
quando Camilleri pubblica fuori da Sellerio sembra che riesca a mostrare tutto
il peggio di sé. Ma forse una diversa interpretazione è quella che agli altri
editori concede le briciole andate a male della sua produzione, gli scarti, i rimasugli
di fine giornata, gli avanzi inutili, riservando all’editore siciliano i
prodotti più buoni della sua mente ben temperata.
Resta il fatto che il libro
è brutto come pochi, sia come stile che come i contenuti sono stati esposti. Corto
(ma questo alla fine può essere un vantaggio), poco credibile, un romanzetto
pseudoerotico sciapitino forse pubblicato da Mondadori sulla scia commerciale
delle 50 sfumature, scritto con ritmo
veloce ma buttato giù di corsa, con elementi non del tutto originali e
forzatamente adattati ad una vicenda che vorrebbe essere morbosa ma ci riesce
poco.
Fatto sta che, come già
dicevo riguardo agli ultimi di Montalbano, l’insistere in pubblicazioni meno
che decenti provoca nei lettori delle delusioni difficilmente sanabili che a
loro volta contribuiscono purtroppo al calo della stima che si prova per lo
scrittore isolano.
Era già stato fatto in
passato con Dentro il labirinto,
sorta di biografia di un personaggio ambiguo come Edoardo Persico, libro talmente
poco interessante da sfociare nel noioso, che suscita più interrogativi di
quanti ne risolve, ma della risoluzione dei quali in definitiva si può fare
benissimo a meno.
Molti si domandano se
questi libri così lontani dall’alto
livello con cui Camilleri si è fatto conoscere li avrà scritti davvero lui. E
se davvero fossero suoi, che sappiamo capace di scrivere così bene, come è possibile
che sia riuscito a scriverli così male? E soprattutto, come ha potuto poi licenziarli
per la stampa? Solo per soldi?
La domanda in fondo è pura
retorica: li avesse scritti lui o uno scarso ghostwriter poco importa, la cosa importante è rendersi conto che
alcune case editrici, pur di fare cassetta, riescono a pubblicizzare delle
opere infime, non ottenendo altro che discredito da parte di un pubblico di
lettori un minimo raziocinante.
Il Lettore
mmm... in questo blog Camilleri vanta due giudizi: uno completamente negativo e l'altro tendente al negativo.
RispondiEliminaNon ho letto i romanzi citati ma altri lavori dell'ultima produzione dello scrittore e concordo pienamente col giudizio del blogger:
forse la mucca non riesce più a produrre latte di qualità ma le case editrici succhiano (e propongono) anche gli ultimi scadenti rimasugli.