lunedì 19 agosto 2013

Il tuttomio

Avevate indovinato lo Squizzalibro di ieri? E sì che era facile, avevo anche dato troppi indizi, ma ufficialmente non mi è pervenuta nessuna risposta esatta. Pazienza, forse sarà il caso che i prossimi Squizzalibri non li faccia più difficili di così…
Ma cominciamo: parlar male di un autore che per altri versi invece si ammira appare sempre come una stonatura. Allora facciamo così, lungi da me il denigrare Andrea Camilleri, mi limiterò a parlare male solo del libro.



Il tuttomio può essere benissimo considerato come un esperimento venuto male, un tentativo di racconto che non lascia nulla, una prova di quelle che Elvira Sellerio avrebbe bocciato senza stare a pensarci su troppo. Non solo, penso che la signora Elvira avrebbe di certo bocciato anche quella copertina ributtante (come opera grafica, non certo la ragazza in primo piano…), del tutto aliena dai più basilari concetti di composizione fotografica e di finezza.
Nonostante in passato siano usciti libri più che meritori, come La mossa del cavallo che secondo me è una delle migliori opere dello scrittore, quando Camilleri pubblica fuori da Sellerio sembra che riesca a mostrare tutto il peggio di sé. Ma forse una diversa interpretazione è quella che agli altri editori concede le briciole andate a male della sua produzione, gli scarti, i rimasugli di fine giornata, gli avanzi inutili, riservando all’editore siciliano i prodotti più buoni della sua mente ben temperata.
Resta il fatto che il libro è brutto come pochi, sia come stile che come i contenuti sono stati esposti. Corto (ma questo alla fine può essere un vantaggio), poco credibile, un romanzetto pseudoerotico sciapitino forse pubblicato da Mondadori sulla scia commerciale delle 50 sfumature,  scritto con ritmo veloce ma buttato giù di corsa, con elementi non del tutto originali e forzatamente adattati ad una vicenda che vorrebbe essere morbosa ma ci riesce poco.
Fatto sta che, come già dicevo riguardo agli ultimi di Montalbano, l’insistere in pubblicazioni meno che decenti provoca nei lettori delle delusioni difficilmente sanabili che a loro volta contribuiscono purtroppo al calo della stima che si prova per lo scrittore isolano.
Era già stato fatto in passato con Dentro il labirinto, sorta di biografia di un personaggio ambiguo come Edoardo Persico, libro talmente poco interessante da sfociare nel noioso, che suscita più interrogativi di quanti ne risolve, ma della risoluzione dei quali in definitiva si può fare benissimo a meno.


Molti si domandano se questi libri così lontani dall’alto livello con cui Camilleri si è fatto conoscere li avrà scritti davvero lui. E se davvero fossero suoi, che sappiamo capace di scrivere così bene, come è possibile che sia riuscito a scriverli così male? E soprattutto, come ha potuto poi licenziarli per la stampa? Solo per soldi?
La domanda in fondo è pura retorica: li avesse scritti lui o uno scarso ghostwriter poco importa, la cosa importante è rendersi conto che alcune case editrici, pur di fare cassetta, riescono a pubblicizzare delle opere infime, non ottenendo altro che discredito da parte di un pubblico di lettori un minimo raziocinante.
Il Lettore

1 commento:

  1. mmm... in questo blog Camilleri vanta due giudizi: uno completamente negativo e l'altro tendente al negativo.
    Non ho letto i romanzi citati ma altri lavori dell'ultima produzione dello scrittore e concordo pienamente col giudizio del blogger:
    forse la mucca non riesce più a produrre latte di qualità ma le case editrici succhiano (e propongono) anche gli ultimi scadenti rimasugli.

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