lunedì 26 agosto 2013

Acqua buia

Qualcuno ha indovinato?
Joe Richard Harold Lansdale è considerato da molti critici letterari di tutto il mondo come il miglior scrittore statunitense contemporaneo. Da alcuni di essi come il miglior scrittore contemporaneo in assoluto.

I suoi molteplici temi ricoprono un arco che va dalle problematiche adolescenziali allo squallore della  vita quotidiana nei sobborghi delle metropoli americane, dalle tensioni razziali alle ingiustizie sociali, dalle ambientazioni storiche alle arti marziali, dalla fantascienza ai fumetti, dal pulp più splatter alla comicità più irresistibile alle difficoltà di integrazione degli omosessuali. Lo spaziare tra tante argomentazioni e il suo stile particolarissimo ne fanno un artista poliedrico come pochi altri.


Quello che traspare chiaramente dalle sue opere è che lui si diverte veramente, a scriverle. Lo stile è semplice, le trame lineari così come le costruzioni sintattiche, il ritmo veloce e il linguaggio alla portata di tutti, ad eccezione forse di alcuni romanzi nei quali per entrare meglio nella realtà di alcune situazioni utilizza un lessico che va dallo scurrile fino allo sfacciatamente volgare, di quelli tipici della bettola più infima e che non gli consentirà certo di ottenere il Nobel per la Letteratura. Le vicende che Joe R. Lansdale racconta non hanno in genere nulla di complicato proprio perché sono solo pretesti per trattare gli argomenti che gli interessano veramente: discriminazioni razziali, stupidità umana, amicizia vera, processi di formazione individuale e identità sessuali.
Così come Cielo di sabbia e La sottile linea scura, Acqua buia può essere considerato un romanzo di formazione condito da una buona dose di noir e ambientato in quell’America di emarginati così cara a Lansdale così come lo è stata a Steinbeck e Faulkner, e il viaggio che intraprendono i tre protagonisti è in realtà un percorso che consente loro di varcare la soglia dell’adolescenza per sbarcare nell’inizio dell’età adulta. Nel libro si incontrano alcuni spunti di moderato umorismo e il linguaggio adoperato è del tipo accessibile a tutti, e il tono generale è di quel serio che scivola via come l’olio fino alla conclusione con annesso colpo di scena.
Se si vuole indagare il lato umoristico di Lansdale bisogna invece mettere mano alla sua saga forse più apprezzata, quella che sta rapidamente diventando un cult tra gli affezionati allo scrittore: in romanzi come Il mambo degli orsi, Mucho mojo, Rumble tumble e altri, Lansdale assegna il ruolo di protagonista ad una coppia di disperati che strepitosi è dire poco, una coppia che simboleggia l’amicizia più profonda e gli estremi che si incontrano.
Hap e Leonard sono due amici di quelli che più diversi tra loro non potrebbero essere: Hap è bianco, eterosessuale convinto, repubblicano e conservatore; Leonard è nero, democratico e omosessuale consapevole. In comune hanno la povertà, il cinismo, l’aderenza alla realtà, il desiderio di una giustizia equa, il sense of humour e la conoscenza delle arti marziali. Una coppia delineata con una maestria sopraffina che ha permesso a Lansdale di scrivere libri forti sia come impatto che come contenuti, estremamente ironici, politicamente non corretti e veramente spassosi. Una volta conosciuti, Hap e Leonard restano scolpiti nella memoria del lettore come personaggi indimenticabili.


Certo che per i contenuti forti e per l’altissima frequenza di parolacce, sangue ed espliciti riferimenti sessuali non sono proprio romanzi per stomaci deboli, benpensanti schizzinosi e lettori facili a scandalizzarsi, ma ditemi voi come si fa a non rimanere del tutto affascinati da un incipit come questo:
Quando arrivai da Leonard, la sera della vigilia di Natale, sullo stereo di casa sua c’erano i Kentucky Headhunters a tutto volume che cantavano The Ballad of Davy Crockett, e Leonard, come per una sorta di celebrazione natalizia, stava appiccando il fuoco ancora una volta alla casa accanto.”
Il  lettore ignaro non può assolutamente fare a meno di chiedersi: perché questo Leonard sta appiccando il fuoco “alla casa accanto”? E soprattutto, perché “ancora una volta”? E da qui all’arrivare in fondo al libro senza staccare gli occhi dalle pagine è veramente un attimo. E quelli invece che come me, per aver letto i romanzi precedenti, conoscono già le risposte ai due perché, non possono fare a meno di mettersi subito a ridere già da queste primissime righe.
Ah, questo incipit geniale proviene da Il mambo degli orsi, e mi perdonerete, ma una reminiscenza del poco pudore che ancora mi è rimasto mi impedisce di spiegarvi che cosa l’autore intende mostrare con la metafora utilizzata per questo titolo…
Il Lettore
PS: Per farvi capire qualcosa di più di Hap e Leonard devo assolutamente riportarvi anche questo breve e incredibile dialogo tratto da Una coppia perfetta:
Leonard si sedette, sorridendo, e cominciò a inzuppare i wafer nel latte.
“Allora, com’è andata?” gli chiesi.
“Mi hanno dato della checca.”
“Ma tu sei una checca.”
“Era il tono, che non mi è piaciuto.”
“E come facevano a saperlo, che sei una checca?” intervenne Brett.
“Ci ho provato con uno di loro, ma con molto tatto.”
Spettacolare, vero?

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