Qualcuno ha indovinato?
Joe
Richard Harold Lansdale è
considerato da molti critici letterari di tutto il mondo come il miglior
scrittore statunitense contemporaneo. Da alcuni di essi come il miglior scrittore contemporaneo in
assoluto.
I
suoi molteplici temi ricoprono
un arco che va dalle problematiche adolescenziali allo squallore della vita quotidiana nei sobborghi delle metropoli
americane, dalle tensioni razziali alle ingiustizie sociali, dalle
ambientazioni storiche alle arti marziali, dalla fantascienza ai fumetti, dal pulp più splatter alla comicità più irresistibile alle difficoltà di integrazione
degli omosessuali. Lo spaziare tra tante argomentazioni e il suo stile
particolarissimo ne fanno un artista poliedrico come pochi altri.
Quello che traspare chiaramente
dalle sue opere è che lui si diverte
veramente, a scriverle. Lo stile è semplice, le trame lineari così come le
costruzioni sintattiche, il ritmo veloce e il linguaggio alla portata di tutti,
ad eccezione forse di alcuni romanzi nei quali per entrare meglio nella realtà
di alcune situazioni utilizza un lessico che va dallo scurrile fino allo sfacciatamente
volgare, di quelli tipici della bettola più infima e che non gli consentirà certo
di ottenere il Nobel per la Letteratura. Le vicende che Joe R. Lansdale racconta
non hanno in genere nulla di complicato proprio perché sono solo pretesti per
trattare gli argomenti che gli interessano veramente: discriminazioni razziali,
stupidità umana, amicizia vera, processi di formazione individuale e identità
sessuali.
Così come Cielo di sabbia e La sottile linea scura, Acqua
buia può essere considerato un romanzo di formazione condito da una buona
dose di noir e ambientato in
quell’America di emarginati così cara a Lansdale così come lo è stata a
Steinbeck e Faulkner, e il viaggio che intraprendono i tre protagonisti è in
realtà un percorso che consente loro di varcare la soglia dell’adolescenza per
sbarcare nell’inizio dell’età adulta. Nel libro si incontrano alcuni spunti di moderato
umorismo e il linguaggio adoperato è del tipo accessibile a tutti, e il tono
generale è di quel serio che scivola via come l’olio fino alla conclusione con
annesso colpo di scena.
Se si vuole indagare il lato umoristico di Lansdale bisogna invece
mettere mano alla sua saga forse più apprezzata, quella che sta rapidamente
diventando un cult tra gli
affezionati allo scrittore: in romanzi come Il mambo degli orsi, Mucho
mojo, Rumble tumble e altri, Lansdale assegna il ruolo di protagonista ad
una coppia di disperati che strepitosi
è dire poco, una coppia che simboleggia l’amicizia più profonda e gli estremi
che si incontrano.
Hap
e Leonard sono due amici
di quelli che più diversi tra loro non potrebbero essere: Hap è bianco, eterosessuale convinto, repubblicano e conservatore; Leonard è nero, democratico e
omosessuale consapevole. In comune hanno la povertà, il cinismo, l’aderenza
alla realtà, il desiderio di una giustizia equa, il sense of humour e la conoscenza delle arti marziali. Una coppia
delineata con una maestria sopraffina che ha permesso a Lansdale di
scrivere libri forti sia come impatto che come contenuti, estremamente ironici,
politicamente non corretti e
veramente spassosi. Una volta conosciuti, Hap e Leonard restano scolpiti nella
memoria del lettore come personaggi indimenticabili.
Certo
che per i contenuti forti e per
l’altissima frequenza di parolacce, sangue ed espliciti riferimenti sessuali non
sono proprio romanzi per stomaci deboli, benpensanti schizzinosi e lettori
facili a scandalizzarsi, ma ditemi voi come si fa a non rimanere del tutto
affascinati da un incipit come
questo:
“Quando arrivai da Leonard, la sera della
vigilia di Natale, sullo stereo di casa sua c’erano i Kentucky Headhunters a
tutto volume che cantavano The Ballad of Davy Crockett, e Leonard, come per una sorta di celebrazione natalizia, stava
appiccando il fuoco ancora una volta alla casa accanto.”
Il
lettore ignaro non può assolutamente
fare a meno di chiedersi: perché
questo Leonard sta appiccando il fuoco “alla
casa accanto”? E soprattutto, perché “ancora
una volta”? E da qui all’arrivare in fondo al libro senza staccare gli
occhi dalle pagine è veramente un attimo. E quelli invece che come me, per aver
letto i romanzi precedenti, conoscono già
le risposte ai due perché, non possono fare a meno di mettersi subito a ridere
già da queste primissime righe.
Ah,
questo incipit geniale proviene da Il mambo degli orsi, e mi perdonerete,
ma una reminiscenza del poco pudore che ancora mi è rimasto mi impedisce di
spiegarvi che cosa l’autore intende mostrare con la metafora utilizzata per questo
titolo…
Il
Lettore
PS:
Per farvi capire qualcosa di più di Hap e Leonard devo assolutamente riportarvi
anche questo breve e incredibile dialogo tratto da Una coppia perfetta:
Leonard si sedette, sorridendo, e cominciò a
inzuppare i wafer nel latte.
“Allora, com’è andata?” gli chiesi.
“Mi hanno dato della checca.”
“Ma tu sei una checca.”
“Era il tono, che non mi è piaciuto.”
“E come facevano a saperlo, che sei una checca?”
intervenne Brett.
“Ci ho provato con uno di loro, ma con molto
tatto.”
Spettacolare,
vero?
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