giovedì 30 novembre 2017

Libri da ardere

Un’altra delusione: doppia, perché avevo sentito dire dal mio editor che questo romanzo le era piaciuto molto (testuale: “ma come le verranno in mente queste idee?”), e già nello scoprire che in realtà non è un romanzo c’ero rimasto male, e poi perché sono restato con l’interrogativo di come, conoscendo i suoi gusti, sia potuto piacere a lei. Per me, ha letto qualcos’altro e ha confuso i titoli, ma sshhhh!, che resti tra noi…
Il fatto è che non è nemmeno un romanzo, ma è scritto con il taglio della pièce teatrale, e può anche darsi che sia stato rappresentato su qualche palcoscenico, ma non ho trovato notizie in merito.




Fatto sta che a me non è piaciuto e l’ho trovato alquanto inconsistente e noioso. Più che altro un esercizio (masturbazione) intellettuale nel quale Amélie Nothomb si è potuta sfogare in colti dialoghi incentrati sul valore della letteratura e sui sentimenti. Dalla Nothomb non me lo sarei aspettato. E qui concordo con lo stupore della mia editor.
I protagonisti sono tre umani e una stufa.
Nel corso di una guerra non ben specificata (forse l’ultima guerra mondiale?), un Professore di letteratura, uno Studente e la sua Ragazza si trovano a soffrire il freddo nell’appartamento del Professore. Avendo esaurito tutti i tipi di combustibile a loro disposizione sono costretti a bruciare i libri per scaldarsi, mentre al di fuori i cecchini non aspettano altro che qualcuno esca a fare una passeggiatina per poter fare un po’ di tiro al bersaglio.
L’opera è costituita essenzialmente dai dialoghi fra le tre persone. Dapprima incentrati sui rapporti interpersonali, con il Professore che seduce la Ragazza e quindi le conseguenti, infinite recriminazioni della stessa e dello Studente cornificato, senza tralasciare gli approfondimenti psicologici di tutti i vari aspetti della questione, poi si passa al soggetto: quali libri bruciare?, e da qui diventa preponderante il tema del perché un autore sia più meritevole di un altro.
Fatto sta che (ovviamente) i tre non giungono ad alcuna soluzione soddisfacente e alla fine decidono che non ne vale proprio la pena di continuare a vivere e si danno in pasto ai cecchini.
Bene. Era ora. Con le loro chiacchiere sterili mi avevano veramente rotto le palle.
Il Lettore perplesso

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