Trilogia significa tre romanzi: questo per dire che
per leggerli tutti e tre ci ho impiegato un po’ più di una settimana. Ed è
stata una vera faticaccia, ma non
perché non l’abbia apprezzata.
Joe
Lansdale ha scritto il
primo romanzo nel 1988 e gli ha fatto seguire subito dopo la continuazione, poi
ha aspettato quasi vent’anni e nel 2005 ha fatto uscire il terzo volume della
serie. Forse doveva disintossicarsi da se stesso dopo aver ideato una roba del genere.
O almeno penso, perché di
sicuro questi tre romanzi sono tra i più ributtanti
che io abbia mai letto. Deboli di cuore e di stomaco: astenetevi dal prenderli
in mano!
Ma il fatto che nel loro
complesso siano diventati un cult book,
un’icona della cultura pop, avrà pure una ragion d’essere, no?
John
Steinbeck diceva: “Il Texas è uno stato mentale”, e questo
concetto è stato talmente amato da Lansdale da scandagliarlo fino a fargli
raggiungere proprio il fondo dell’abisso.
Ma lasciamo parlare i fatti:
tre amici decidono di passare una serata all’Orbit, un Drive-in del Texas, per farsi una scorpacciata di film horror e popcorn. A un certo momento una cometa rossastra sorvola le arene
dove si proiettano i films e… bum! Da
qui in avanti fino al termine dei tre romanzi è un incubo continuo, il peggiore che potreste immaginare.
L’intero Drive-in viene incapsulato in una bolla di buio dalla quale non si
può uscire: chi prova a toccarne la parete si scioglie letteralmente, e ben
presto l’intera comunità intrappolata
diviene preda dei più prepotenti alla ricerca forsennata di cibo, di bevande e
di qualcuno (o qualcosa) con cui fare sesso.
La gente impazzisce del tutto e Lansdale dà libero sfogo alla fantasia nel
descrivere omicidi che più
allucinanti non si può, stupri
fantasiosi, mutazioni repellenti, mutilazioni agghiaccianti, episodi di cannibalismo particolareggiati e immaginosi,
geniali tentativi per cercare di
cavarsela, entità aliene, tirannosauri, pesci giganteschi, mari
di merda e nastri di pellicole
cinematografiche antropofaghe.
Tutti diventano folli,
impazziti del tutto nel cercare di capacitarsi dell’accaduto e di trovarne una
qualsiasi ragione logica. Tatuaggi che prendono vita e si trasformano in
mostri, novelli dittatori, ammazzamenti continui in una rivisitazione
tragicomica del classico: che cosa
succederebbe se chiudessi un gruppo di persone in una stanza e non le facessi
più uscire?
Il tutto in una alquanto
schifosetta metafora (quanto
azzeccata non so) dell’attuale società statunitense, frutto di una fantasia
smisurata e al di là del reale. Metafore sono sicuramente alcuni dei personaggi
secondari, come il Re del Popcorn,
due uomini fusi insieme in un’unica entità che distribuiscono robaccia da
mangiare (metafora del consumismo); Popalong
Cassidy, un ragazzo che al posto della testa ha un televisore che irradia
programmi (metafora della dipendenza televisiva) e il gigantesco Pesce Gatto che vuole mangiare balene (metafora
della corsa alla sopraffazione).
Lo stile è costituito dalla scrittura sopraffina (in questo caso cruda che più cruda non si può) di Joe R. Lansdale e dalla sua ironia: uno
stile diretto ed esplicito oltre che estremamente violento, e anche le scene
più vomitevoli sono descritte nei più minimi particolari (confesso che anch’io
ho avuto qualche problemino nel leggere di un personaggio che pensa al modo
migliore di squartare il cadavere di
una bella ragazza per poi mangiarselo. Dopo averla violentata. Stando nudo
mentre si trastulla con la propria proboscide). Ma fa anche sorridere per le
situazioni paradossali.
Ribadisco il concetto: non mi piace affatto il genere horror,
né da leggere né da guardare al cinema, ma non ho potuto fare a meno di
terminare questi tre libri perché sono scritti davvero bene. Lansdale è
veramente un maestro, un asso nel
capire e nel mostrare tutto ciò che di peggio
possa offrire l’essere umano.
Il Lettore (leggermente
schifato)
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