Continua il periodo negativo:
in questa mandata è arrivata a deludermi perfino Elizabeth George.
Riprendendo ambienti simili a
quelli dell’ultimo libro che le ho recensito, anche questo Per amore di Elena è localizzato all’interno di un’università, Cambridge, per la precisione, in cui
una bella ragazza viene uccisa mentre sta facendo jogging una mattina prima dell’alba.
Thomas
Lynley si trova quindi a
dover interrogare di nuovo la stessa tipologia di persone dell’altro romanzo:
professori, studenti, personale didattico e familiari, con in più la
complicazione che la ragazza era bellissima, incinta di pochi mesi e affetta
dall’handicap della sordità, oltre al
fatto che l’assassino per ucciderla ha infierito con una ferocia fuori del
comune fin ad arrivare a sfigurarla.
Da questi fatti parte tutta
una serie di panegirici su cui la George non risparmia le parole, dall’esplorare
le ipotetiche motivazioni dell’assassino all’analisi psicologica dei rapporti familiari,
fino a stendere un vero e proprio trattato sulla sordità e le interazioni di
coloro che ne sono affetti con il mondo delle persone normali.
E la fa più lunga del solito
anche sulle vicissitudini dei protagonisti seriali: sul rapporto di Lynley con
Lady Helen e sui problemi della Havers con la madre che non ci sta più con la
testa.
Il risultato è quello che il
libro ben presto si fa noioso, nettamente
al di sotto degli standard soliti
dell’autrice, e si risolleva un po’ solo quando, a circa tre quarti, un secondo
omicidio si viene ad aggiungere al primo.
Diverse volte ho provato il
desiderio di piantarlo, ma pensando che anche i migliori possono toppare ho
proseguito fino al termine e all’individuazione dell’assassino.
Sarà stato anche noioso, ma
fortunatamente non mi ha tolto il desiderio di leggere altri romanzi di questa
autrice. Aspettatevela di nuovo a breve, e speriamo che il prossimo sia
migliore.
Il Lettore
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