martedì 1 agosto 2017

Per amore di Elena

Continua il periodo negativo: in questa mandata è arrivata a deludermi perfino Elizabeth George.




Riprendendo ambienti simili a quelli dell’ultimo libro che le ho recensito, anche questo Per amore di Elena è localizzato all’interno di un’università, Cambridge, per la precisione, in cui una bella ragazza viene uccisa mentre sta facendo jogging una mattina prima dell’alba.
Thomas Lynley si trova quindi a dover interrogare di nuovo la stessa tipologia di persone dell’altro romanzo: professori, studenti, personale didattico e familiari, con in più la complicazione che la ragazza era bellissima, incinta di pochi mesi e affetta dall’handicap della sordità, oltre al fatto che l’assassino per ucciderla ha infierito con una ferocia fuori del comune fin ad arrivare a sfigurarla.
Da questi fatti parte tutta una serie di panegirici su cui la George non risparmia le parole, dall’esplorare le ipotetiche motivazioni dell’assassino all’analisi psicologica dei rapporti familiari, fino a stendere un vero e proprio trattato sulla sordità e le interazioni di coloro che ne sono affetti con il mondo delle persone normali.
E la fa più lunga del solito anche sulle vicissitudini dei protagonisti seriali: sul rapporto di Lynley con Lady Helen e sui problemi della Havers con la madre che non ci sta più con la testa.
Il risultato è quello che il libro ben presto si fa noioso, nettamente al di sotto degli standard soliti dell’autrice, e si risolleva un po’ solo quando, a circa tre quarti, un secondo omicidio si viene ad aggiungere al primo.
Diverse volte ho provato il desiderio di piantarlo, ma pensando che anche i migliori possono toppare ho proseguito fino al termine e all’individuazione dell’assassino.
Sarà stato anche noioso, ma fortunatamente non mi ha tolto il desiderio di leggere altri romanzi di questa autrice. Aspettatevela di nuovo a breve, e speriamo che il prossimo sia migliore.
Il Lettore 

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