Dopo Marco Malvaldi, ecco un altro Chimico che fa anche lo scrittore: Piersandro Pallavicini è un professore
associato di Chimica all’università di Pavia che oltre alla produzione
scientifica ha al suo attivo anche diverse pubblicazioni con Case Editrici
rinomate.
Questo Una commedia italiana mi è stato caldamente consigliato e gentilmente prestato, grazie, dal mio
solito pusher musicale che è in
contatto con lo stesso autore essendo accomunati dall’insana passione per la
musica progressive degli anni ’70
(compresa la fissa della maniacale
raccolta di vecchi vinile ricercati in nascostissimi e stracolmi negozietti di
Roma, Milano e Londra).
Una
commedia italiana narra le
vicissitudini di alcuni esponenti di una famiglia agiata con villa a Solària,
un ameno paesino in cima alle Dolomiti, i quali incorrono in una serie di
peripezie di carattere noir e danno
vita a un romanzo nel quale, come in una vera e propria commedia all’italiana,
si mescolano umorismo e malinconia,
comicità e tristezza, ed è difficile
stabilire quale sentimento prevalga sull’altro.
Carla
Pampaloni Scotti (la
fotocopia di Ave Ninchi in versione
robusta) e Paola Ottolina (purtroppo
per lei bruttissima, assomiglia a un bulldog)
sono le simpaticissime amiche protagoniste del romanzo, entrambe cinquantenni a
cavallo della menopausa e docenti di chimica all’Università di Milano.
Sono circondate da una serie
di caratterizzazioni azzeccatissime: dal padre di Carla, Alfredo Pampaloni, ex industriale caseario e ottuagenario in fin di
vita che sarebbe potuto essere un personaggio del film Amici miei, al fratello di lei che è uguale al Conte Oliver del Gruppo TNT
ma molto più gretto e meschino, all’ispettrice di polizia Erica Daldosso, una sessantenne in calze contenitive che ricorda Edwige Fenech.
Romanzo carinissimo
confezionato con una scrittura superlativa: rapida, briosa, divertente, leggera
e amara allo stesso tempo quando fa emergere i problemi della vecchiaia; pieno
zeppo di citazioni coerenti, il più delle
volte palesemente esplicite e facilmente riconoscibili da un
cinquanta-sessantenne che è passato in prima persona per gli stessi anni
vissuti dalle protagoniste, ma anche inserite in modo più sottile, ad uso
esclusivo del lettore ideale. Citazioni cinematografiche (non a caso il diretto
superiore delle due ricercatrici si chiama Tersilli),
ma soprattutto musicali: per gli
amanti del genere un plus valore del
romanzo è dato dal personaggio dell’Ottolina
che è una fanatica della musica progressive
degli anni ’70 e in qualsiasi momento della giornata le sue colonne sonore sono
Genesis, Jethro Tull e Van der Graaf
Generator, che ascolta da un impianto stereo ultratecnologico (se è a casa
propria), o in cuffia (se è fuori), ed è un piacere farla sobbalzare dalla
sorpresa mentre tra sé e sé canticchia Supper’s
ready assolutamente concentrata.
Bel romanzo e scritto ancora
meglio, tanto che mentre lo stavo leggendo e ridevo sulle sensazioni provate
dalla protagonista nell’assistere a un concerto a Londra degli anzianotti Deep Purple me ne sono uscito con una
battuta sulla scrittura (che a voi risparmio, ne potete fare benissimo a meno)
alquanto misogina, e il mio editor mi
ha letteralmente incenerito con un solo
sguardo. Ah, fra parentesi, lei ha
iniziato questo romanzo la mattina e lo ha terminato la sera stessa.
Bella scoperta. Ringrazio
ancora il mio pusher per avermi fatto conoscere un altro autore che merita. Continua
così.
Il Lettore
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