venerdì 28 luglio 2017

Battuta di caccia

Insieme a tutti i romanzi della George il mio editor mi ha fornito anche 7-8 romanzi di Jussi Adler-Olsen.
Nonostante le avessi detto che il primo non è che mi avesse soddisfatto un gran che.
A me sono piaciuti.” È stata la risposta. Va be’, forse avrà ragione lei, ho pensato, diamole fiducia. E così, nonostante non mi attirasse molto, ho messo mano a questa Battuta di caccia, il secondo della serie dell’ispettore Mørck e della sezione Q che si occupa di cold cases.
La recensione al primo caso la trovate qui, e questo romanzo è stata proprio una conferma. 
In negativo.




Ho retto una cinquantina di pagine, poi l’ho abbandonato, quindi non chiedetemi come va a finire. Stavolta i cattivi si sa da subito chi sono e quindi non c’è da capire nulla, se non come possa un investigatore asfittico e insignificante riuscire a risolvere la faccenda. Lo aiuterà il collaboratore Assad, che già l’altra volta mi era parso molto più interessante del protagonista, ma stavolta non brilla nemmeno lui, perlomeno nelle prime cinquanta pagine. Vi chiederete: ma rimani col dubbio? La risposta è sì, senza alcun tipo di rimpianto, rimango col dubbio, ma neanche me ne importa più di tanto e non sento proprio la curiosità.
Quando un libro ti annoia, ti mette pensiero ogni volta che lo apri, il protagonista non ti è simpatico, quello che fa non ti interessa, i personaggi di contorno sono facilmente ignorabili e in più non è scritto nemmeno superlativamente bene da poter dire va be’, lo finisco per la scrittura, non vengono rimorsi per l’abbandonarlo, tutto tempo guadagnato per leggere qualcos’altro di più meritevole.
Checché ne dica il mio editor, anche se viene tradotto in una quarantina di lingue e vende milioni di copie, a me questo danese non prende proprio. Sarà difficile che ci riprovi una terza volta.
Il Lettore 

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