Dopo averlo letto, la sensazione
principale che ne è derivata è quella che questo romanzo sia stato molto sopravvalutato. Forse perché se ne è
parlato molto nella versione cinematografica diretta dai Fratelli Coen, forse perché la crudezza del contenuto rispecchia l’attuale
società statunitense, o forse solo perché a molti altri romanzieri è piaciuto
tanto il risparmio di virgolette nei dialoghi da aver subito preso a esempio l’autore
e averlo scopiazzato senza alcun pudore. Anche qui in Italia.
Le ragioni possono essere
tante, di sicuro anche quella che non è un cattivo romanzo, che però non mi ha entusiasmato, anzi, mi ha lasciato
piuttosto indifferente senza avermi “preso”
più di tanto.
Molti di quelli che possono essere
visti come difetti, dai dialoghi banali
e scontati al mancato approfondimento dei personaggi, al loro indugiare in
attività inutili o futili, e soprattutto il riferire reiteratamente queste
ultime da parte dell’autore, Cormac McCarthy
li ha di certo inseriti volontariamente
appunto per dare, con l’impressione di superficialità che ne deriva, un quadro il
più possibile reale della società in cui vive, fatto sta che a un occhio
smaliziato potrebbero senz’altro apparire come difetti, e non potresti dirgli
nulla.
La trama è banale, da film western in chiave moderna: girellando nella prateria il giovane Llewelyn
Moss si imbatte in una “mattanza” con mucchi di cadaveri, di droga e di soldi. Dei
cadaveri pensa che non riuscirebbe a farsene nulla, ma magari la droga e i
soldi forse forse potrebbero servire, e decide di portarseli via. Non l’avesse
mai fatto. Da quel momento diventa oggetto di una spietata caccia all’uomo da
parte dei “legittimi” proprietari del maltolto, delle forze dell’ordine e,
perché no, anche dello psicopatico
di turno che sembra che senza uno psicopatico tra i protagonisti oggi non si
riesca a fare abbastanza cassetta.
Ovvio (tanto per restare sul
banale) che la faccenda andrà a finire male per quasi tutti i
protagonisti, ma che western sarebbe
senza le pistolettate e i morti ammazzati?
D’altra parte devo ammettere che il ritmo è veloce e di
certo non manca di azione, e di conseguenza può anche diventare una lettura
piacevole. Sempre per quelli che possiedono un occhio non smaliziato a
sufficienza.
Qualche volta li invidio,
anch’io una volta mi divertivo molto di più con molto meno. Adesso, una volta
terminato non mi ricordavo già più le personalità dei protagonisti.
E anche se si potrebbe
risparmiare tempo nella battitura, non mi è presa nemmeno la voglia di scrivere
i miei dialoghi senza virgolette. Anche se sembra che faccia tanto fico.
Il Lettore tradizionalista
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