martedì 4 ottobre 2016

Non è un paese per vecchi

Dopo averlo letto, la sensazione principale che ne è derivata è quella che questo romanzo sia stato molto sopravvalutato. Forse perché se ne è parlato molto nella versione cinematografica diretta dai Fratelli Coen, forse perché la crudezza del contenuto rispecchia l’attuale società statunitense, o forse solo perché a molti altri romanzieri è piaciuto tanto il risparmio di virgolette nei dialoghi da aver subito preso a esempio l’autore e averlo scopiazzato senza alcun pudore. Anche qui in Italia.
Le ragioni possono essere tante, di sicuro anche quella che non è un cattivo romanzo, che però  non mi ha entusiasmato, anzi, mi ha lasciato piuttosto indifferente senza avermi “preso” più di tanto.




Molti di quelli che possono essere visti come difetti, dai dialoghi banali e scontati al mancato approfondimento dei personaggi, al loro indugiare in attività inutili o futili, e soprattutto il riferire reiteratamente queste ultime da parte dell’autore, Cormac McCarthy li ha di certo inseriti volontariamente appunto per dare, con l’impressione di superficialità che ne deriva, un quadro il più possibile reale della società in cui vive, fatto sta che a un occhio smaliziato potrebbero senz’altro apparire come difetti, e non potresti dirgli nulla.
La trama è banale, da film western in chiave moderna: girellando nella prateria il giovane Llewelyn Moss si imbatte in una “mattanza” con mucchi di cadaveri, di droga e di soldi. Dei cadaveri pensa che non riuscirebbe a farsene nulla, ma magari la droga e i soldi forse forse potrebbero servire, e decide di portarseli via. Non l’avesse mai fatto. Da quel momento diventa oggetto di una spietata caccia all’uomo da parte dei “legittimi” proprietari del maltolto, delle forze dell’ordine e, perché no, anche dello psicopatico di turno che sembra che senza uno psicopatico tra i protagonisti oggi non si riesca a fare abbastanza cassetta.
Ovvio (tanto per restare sul banale) che la faccenda andrà a finire male per quasi tutti i protagonisti, ma che western sarebbe senza le pistolettate e i morti ammazzati?
D’altra parte devo ammettere che il ritmo è veloce e di certo non manca di azione, e di conseguenza può anche diventare una lettura piacevole. Sempre per quelli che possiedono un occhio non smaliziato a sufficienza.
Qualche volta li invidio, anch’io una volta mi divertivo molto di più con molto meno. Adesso, una volta terminato non mi ricordavo già più le personalità dei protagonisti.
E anche se si potrebbe risparmiare tempo nella battitura, non mi è presa nemmeno la voglia di scrivere i miei dialoghi senza virgolette. Anche se sembra che faccia tanto fico.
Il Lettore tradizionalista

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