Va be’, dai, sto zitto.
È meglio.
Fammi stare zitto che è
meglio.
Non che abbia nulla contro il
signor Zimmerman, per carità, in
vita sua ha anche scritto cose buone, tipo che il vento soffia e si porta via
le risposte, che se non soffiasse si chiamerebbe bonaccia, ma io nei confronti
della poesia continuo sempre a pensarla come la vignetta qui sotto.
O forse sarà che non l’ho mai
ascoltato abbastanza, anche perché tra i righi parlando mi pare che abbia
apportato la stessa innovazione musicale di un Fabrizio de Andrè: rari sprazzi di piacevolezza in un mare di scontati
giri di do. Evidentemente la
creatività è tutta nella poesia, che mi ci sforzo, e qualche volta la capisco
anche, ma quanto ad apprezzarla preferisco i porcaputtana e i vaffanculo.
Ma giustamente questo è il
Nobel per la Letteratura, e non
della Musica, quindi fammi stare zitto che è meglio.
Del resto di poeti che hanno
preso il Nobel ce ne sono stati diversi, anche in casa nostra: Carducci,
Quasimodo, Montale, anche Fo, pace all’anima loro. Quanto a sindacare quanti di
loro se lo meritassero è un altro
discorso.
Ma visto che la poesia e la
musica d’autore oggi come oggi non vendono un cazzo vediamo pure di
incentivarle, che qualcuno, da qualche parte, ne sarà contento.
Va be’, forse è meglio che
ritorno a stare zitto.
Ma il parlare poetico verrà
meglio con la chitarra elettrica o con quella “analogica”? Perché se qualcuno
ritiene che viene meglio con quella elettrica allora propongo Bruce Springsteen per il Nobel dell’anno
prossimo.
Basta, chiudo, sto zitto.
Il Lettore
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