sabato 14 marzo 2015

Tre volte all’alba

Un altro Alessandro Baricco, stavolta in un divertimento d’autore che… be’, sì, lui si sarà anche divertito, non lo metto in dubbio, e non nego nemmeno che la sua bravura si fa ancora una volta notare, non si può dire di no, ma alla fine questo Tre volte all’alba, con i suoi personaggi enigmatici, le situazioni fumose, i concatenamenti misteriosi, alla fine, dicevo, lascia un po’ il tempo che trova.




Questo titolo sotto forma di romanzo ipotetico, Tre volte all’alba, compare all’interno del libro Mr Gwyn che ho già recensito (vedi), e lo stesso Baricco dice che una volta terminato di scrivere quello gli è venuta voglia di rendere reale un racconto immaginario che originariamente era solo un mezzo narrativo. “Una sorta di continuazione del pensiero di Jasper Gwyn,” dice l’autore, “che può essere capito anche senza aver letto il precedente lavoro.”
Ora, “capito” è una parola un po’ azzardata, visto che occorre una buona dose di intuito per “capire” i tre racconti dai quali è costituito questo libretto, tre episodi tutti sullo sfondo di un albergo, tre incontri notturni che finiscono (proseguiranno?) all’alba tra personaggi che attendono il sorgere del sole per dare voce alle loro ansie, ai loro segreti, come se una nuova luce infondesse anche il coraggio di dare inizio a una nuova vita. Personaggi che sono gli stessi in diverse fasi delle loro vite, cristallizzati attraverso tre storie sospese nel tempo.
Ma ci vuole un po’, per capirlo, non è che ci sia tutta questa immediatezza, e i collegamenti restano sempre sibillini.
Lo stile è proprio baricchiano, piacevole alla lettura e con quella dose di ricercatezza da maestro di scrittura creativa con cui sembra che l’autore abbia voluto ricordarti: vedi, impara, è così che si scrive, mica bau bau micio micio.
In particolare i dialoghi sono caratterizzati da un ritmo velocissimo, la cui andatura è ulteriormente accelerata dall’assenza di virgolette o altri segni interpuntivi a evidenziarli. Un po’ come usa fare Cormac McCarthy.
Un’oretta di lettura impegnativa e anche tutto sommato piacevole ma alla fine, come ho già detto, dopo aver apprezzato lo stile ed essersi congratulati con se stessi per aver captato alcuni dei nessi che l’autore ha voluto inserirci, non è che ti resti molto dentro.
Va be’, in fondo per lui è stato un divertimento e questo, da scrittore, lo capisco benissimo e sono contento per lui che si sia divertito, davvero.
Il Lettore 

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