lunedì 9 marzo 2015

La via del samurai

Quando ho visto questo libro sugli scaffali della libreria ne sono stato subito attirato perché, come vi ho già detto in passato, mi interessano le arti marziali e le filosofie orientali delle quali i samurai sono parte integrante. Ho scoperto subito che non si trattava di un saggio ma di un romanzo, e leggendone la simil-sinossi sull’aletta di copertina sono stato incuriosito dal fatto che il protagonista sembrava proprio essere il cattivo della situazione: un killer professionista al soldo di chi avesse abbastanza denaro da poterselo permettere. Per farla breve: ho preso il romanzo nonostante avessi già capito che non era il primo ma il quarto di una serie con lo stesso protagonista, l’ho portato a casa e l’ho letto.
E subito dopo sono tornato in libreria e ho comprato tutte le altre avventure con protagonista John Rain.




Avventure che iniziano da Pioggia nera su Tokio e proseguono per cinque romanzi tenuti insieme da un tessuto connettivo di narrazione in cui ogni romanzo può essere letto in maniera a sé stante ma nello stesso tempo è legato agli altri per un succedersi di accadimenti a più ampio respiro.
John Rain è un killer professionista di origini nippo-americane. Lavora principalmente per CIA e Mossad e la sua specialità è quella di fare in modo che gli omicidi da lui commessi vengano scambiati sempre per decessi naturali. È un esperto di arti marziali, in particolare di judo, e una sua simpatica caratteristica è quella di essere un fervido fautore della semplicità: per lui il miglior attrezzo ginnico è la forza di gravità, mentre la sua attenzione per le tecniche di depistaggio e la ricerca compulsiva del mantenimento dell’anonimato sfiorano la paranoia. Un altro aspetto che lo rende ben visto al lettore è quello di accettare esclusivamente incarichi politicamente corretti. Corretti per lui, naturalmente. Non uccide donne, bambini o personaggi innocenti, ma si limita a far fuori solo i cattivi, che nelle sue avventure in genere incarnano la forma di mafiosi giapponesi, spie, terroristi e trafficanti d’armi.
Okay, lo so già da solo, risparmiatemi tutti i commenti politico-sociali che vi sono venuti in mente e che posso benissimo immaginare quali siano. Ricordate, stiamo parlando di un romanzo, avete presente il patto di sospensione dell’incredulità? E Barry Eisler è americano, di conseguenza… centosessanta anni fa gli americani avevano per nemici le balene, preferibilmente bianche, centocinquanta anni fa gli indiani, settanta anni fa i tedeschi, cinquanta anni fa i russi, poi i coreani, i vietnamiti, gli iracheni e quindi i fanatici islamisti. E la letteratura, anche quella leggera, risente delle situazioni del momento. Lasciamo perdere le chiose scontate a riguardo.
Come letteratura di intrattenimento, la saga di John Rain a me è piaciuta molto. La scorrevolezza della scrittura si avvicina a quella di un Lee Child: ci sono le avventure condite di dinamiche scene d’azione, i particolari di molte tecniche di nicchia, da quelle di combattimento corpo a corpo alle sparatorie ai marchingegni elettronici sofisticati, ci sono molti dettagli e descrizioni accurate e non mancano le storie d’amore e le considerazioni filosofiche anche serie. Nonché comprimari ben caratterizzati le cui vite si evolvono al passo con quella del protagonista seriale. Direi che resta sì una letteratura di genere, leggera, ma “di classe superiore”.
La saga di Rain si dipana per cinque romanzi (perlomeno quelli tradotti in italiano), e se voleste intraprenderne la lettura vi consiglierei di partire dal primo, che come ho già detto è Pioggia nera su Tokio. In seguito Eisler ha scritto altre due storie con altri protagonisti e che trattano problemi seri di politica internazionale nei quali gli statunitensi non hanno fatto una bella figura, e la cosa curiosa è che lo stesso Rain compare di sfuggita in questi libri come personaggio molto marginale ed enigmatico.
Il Lettore 

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