Quando ho visto questo
libro sugli scaffali della libreria ne sono stato subito attirato perché, come
vi ho già detto in passato, mi interessano le arti marziali e le filosofie
orientali delle quali i samurai sono
parte integrante. Ho scoperto subito che non si trattava di un saggio ma di un romanzo, e leggendone la simil-sinossi
sull’aletta di copertina sono stato incuriosito dal fatto che il protagonista
sembrava proprio essere il cattivo
della situazione: un killer
professionista al soldo di chi avesse abbastanza denaro da poterselo permettere.
Per farla breve: ho preso il romanzo nonostante avessi già capito che non era
il primo ma il quarto di una serie con lo stesso protagonista, l’ho portato a
casa e l’ho letto.
E subito dopo sono tornato
in libreria e ho comprato tutte le
altre avventure con protagonista John
Rain.
Avventure che iniziano da Pioggia nera su Tokio e proseguono per
cinque romanzi tenuti insieme da un tessuto connettivo di narrazione in cui
ogni romanzo può essere letto in maniera a sé stante ma nello stesso tempo è
legato agli altri per un succedersi di accadimenti a più ampio respiro.
John
Rain è un killer professionista di origini
nippo-americane. Lavora principalmente per CIA e Mossad e la sua specialità è
quella di fare in modo che gli omicidi da lui commessi vengano scambiati sempre
per decessi naturali. È un esperto di arti marziali, in particolare di judo, e una sua simpatica caratteristica
è quella di essere un fervido fautore della semplicità: per lui il miglior
attrezzo ginnico è la forza di gravità, mentre la sua attenzione per le
tecniche di depistaggio e la ricerca compulsiva del mantenimento dell’anonimato
sfiorano la paranoia. Un altro aspetto che lo rende ben visto al lettore è
quello di accettare esclusivamente incarichi politicamente corretti. Corretti per lui, naturalmente. Non uccide
donne, bambini o personaggi innocenti, ma si limita a far fuori solo i cattivi, che nelle sue avventure in
genere incarnano la forma di mafiosi giapponesi, spie, terroristi e trafficanti
d’armi.
Okay, lo so già da solo, risparmiatemi tutti i commenti
politico-sociali che vi sono venuti in mente e che posso benissimo immaginare
quali siano. Ricordate, stiamo parlando di un romanzo, avete presente il patto di sospensione dell’incredulità?
E Barry Eisler è americano, di
conseguenza… centosessanta anni fa gli americani avevano per nemici le balene,
preferibilmente bianche, centocinquanta anni fa gli indiani, settanta anni fa i
tedeschi, cinquanta anni fa i russi, poi i coreani, i vietnamiti, gli iracheni
e quindi i fanatici islamisti. E la letteratura, anche quella leggera, risente
delle situazioni del momento. Lasciamo
perdere le chiose scontate a riguardo.
Come letteratura di intrattenimento, la saga di John Rain a me è piaciuta molto. La
scorrevolezza della scrittura si avvicina a quella di un Lee Child: ci sono le avventure condite di dinamiche scene
d’azione, i particolari di molte tecniche di nicchia, da quelle di
combattimento corpo a corpo alle sparatorie ai marchingegni elettronici
sofisticati, ci sono molti dettagli e descrizioni accurate e non mancano le
storie d’amore e le considerazioni filosofiche anche serie. Nonché comprimari
ben caratterizzati le cui vite si evolvono al passo con quella del protagonista
seriale. Direi che resta sì una letteratura di
genere, leggera, ma “di classe superiore”.
La saga di Rain si dipana
per cinque romanzi (perlomeno quelli tradotti in italiano), e se voleste
intraprenderne la lettura vi consiglierei di partire dal primo, che come ho già
detto è Pioggia nera su Tokio. In
seguito Eisler ha scritto altre due storie con altri protagonisti e che
trattano problemi seri di politica internazionale nei quali gli statunitensi
non hanno fatto una bella figura, e la cosa curiosa è che lo stesso Rain compare
di sfuggita in questi libri come personaggio molto marginale ed enigmatico.
Il Lettore
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