mercoledì 18 marzo 2015

Skellig

In effetti sarebbe un libro per ragazzi, ma di sicuro, come rimarcano nelle bandelle, è anche un libro per tutti. E, aggiungo io, un buon libro per tutti.
A patto che uno sia disposto a tornare bambino per quel po’ di tempo che basta per leggerlo e per restarne affascinati.




Lo avevano regalato a mio figlio l’inverno scorso, e quando gli ho chiesto come l’avesse trovato lui ha fatto un cenno d’assenso con la testa e ha lasciato uscire dalla bocca un breve ma deciso “mmh”.
Tale e quale sua madre.
Come recensione non mi ha aiutato molto, salvo doverla lodare per la concisione, ma il gesto da cui era accompagnata era significativo e ciò mi è bastato per cominciare a leggere questo breve romanzo di David Almond dedicato ai bambini ma che per bambini non è anche se lo sono i principali protagonisti.
Michael e Mina sono i due amici che in una capanna abbandonata trovano un essere misterioso, che rifugge i contatti con la luce e con l’umanità e che ha la caratteristica di essere dotato di ali oltre che quella di essere indicibilmente sporco e affamato: Skellig. Il mistero di cui è permeato questo essere più simile a un animale che a un essere umano verrà portato avanti fino alla fine del romanzo né alla fine sarà risolto, lasciando immaginare al lettore qualsiasi soluzione voglia raffigurarsi, ma l’umanità che Skellig dimostra, nonostante l’aspetto e la sua ritrosia nei confronti di qualsiasi contatto, rimane un messaggio rivolto a tutti.
Anche a causa della narrazione in prima persona il romanzo è scorrevole e di una piacevolezza venata da atmosfere che rasentano una cupezza da romanzo gotico, ulteriormente sottolineate dalla presenza costante della malattia di cui è affetta la sorellina di Michael che nella vicenda avrà un ruolo da protagonista occulta. I due protagonisti che finiscono con l’accudire Skellig  ricalcano la figura del bambino che si trova di fronte a un qualcosa più grande di lui, che non capisce e dal quale è intimorito, ma che lo accetta così com’è e alla fine finisce con il maturare anche grazie a questa esperienza. Una specie di romanzo di formazione, insomma, che nonostante i misteri irrisolti ti fa capire come dentro l’autore abbia voluto metterci di più di ciò che appare ad uno sguardo superficiale.
Invece è da pochi giorni che il pargolo ha finito di leggere Gli occhi del drago di Stephen King, e temo che anche di questo me ne chiederà un parere.
Il Lettore 

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