Ho voluto leggere questo
manuale, pur non sapendo minimamente disegnare né possedendo una qualsiasi
propensione a poter falsificare una qualsiasi cosa, disegno o documento, solo
perché mi era piaciuto molto lo stile della scrittura di Eric Hebborn nel suo Troppo bello per essere vero, nel quale il falsario racconta la propria biografia.
E lo stile infatti mi è
piaciuto ancora una volta, se mi consentite di omettere dal termine “stile” tutti
gli elenchi riportati di materiali quali terre, colori, pennelli, pergamene,
marchi, carte, tele, colle, vernici eccetera che per un falsario “vero” è
indispensabile conoscere. Ma la cosa carina è che anche nelle parti più
tecniche Hebborn inserisce qui una storiella, là un aneddoto che ottengono lo
scopo di sdrammatizzare in modo brioso e risollevare lo spirito di una
trattazione scientifica.
Al di là dell’essere un
abile falsario, Eric Hebborn era un
vero artista, anche nel campo della
letteratura.
Dal libro traspare ancora
una volta il pensiero dell’autore nei confronti del “valore” del contenuto
artistico di ogni opera: per Hebborn vale ciò che piace, indipendentemente
dalla corrente quotazione di mercato. È un pensiero che mi sento di
condividere, sia nel campo dell’arte dipinta, che in letteratura, che in
svariati altri campi: non mi interessa che Jamie
McGuire (tanto per dirne una) abbia venduto milioni di copie del suo Uno splendido disastro: per me resta
sempre una cagata (ho citato un autore straniero, ma avrei potuto fare diversi
nomi italiani). Così come ho conosciuto un numero di critici d’arte abbastanza
congruo per poter tranquillamente infilare diritto nel cestino ciò che dicono
di solito. Figurarsi se volessero convincermi che un disegno vale più di un
altro solo in base ad una quotazione economica.
Peccato che il libro sia
fuori catalogo e che quindi sarà difficile che possiate togliervi la curiosità
di leggerlo. Né ve lo posso prestare perché l’ho ottenuto in prestito a mia
volta. Un prestito di quelli con la precisazione: mi raccomando… che mi spinge a considerare il libro come un oggetto
prezioso. Tanto un giorno o l’altro devo scrivere un post sui prestiti… ma questo da qualche parte l’ho già detto.
Però, se vi interessasse, in
questo post: http://icustodi.wordpress.com/2012/07/19/eric-il-falsario-yes-he-can/
ho trovato un’interessante intervista a Hebborn (in italiano), che diventa anche
umoristica quando l’artista confessa di non aver mai firmato le sue opere con
il nome di Mantegna, o di Piranesi, o di Van Dyck, e poi conclude ridendo: “Se un esperto dice: questo disegno è di
Rembrandt… io non dico di no, sto zitto. Non contraddirei mai un esperto”.
Un altro esempio dell’insegnamento
del saggio: meglio tacere, che parlare a
vanvera.
Il Lettore
Ciao, hai ancora quel libro ? HO visto un documentario in tv e mi sarebbe piaciuto leggerlo, ma in linbreria non lo hanno.
RispondiEliminackone@tin.it
Il libro non era mio e mi hanno detto anche che è molto difficile trovarlo. Potresti sentire direttamente l'editore, che è Neri Pozza di Vicenza. Ciao!
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