Un altro fumetto, un’altra graphic
novel di gran livello che dovrebbe aiutare a convincere tutti gli
scettici sulla potenza del fumetto nel rendere ambientazioni e stati d’animo
che presentano innumerevoli sfaccettature.
Alessandro
Bacchetta, giovane
autore tifernate, ha avuto il coraggio di rappresentare in forma di fumetto le
ultime ore di vita della scrittrice Virginia
Woolf, e nonostante il tema triste è riuscito in modo ammirevole a creare
un fumetto che si legge d’un fiato e pieno di poesia.
Una
stanza tutta per tre è
un titolo che richiama la famosa frase di Virginia: “Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se
vuole scrivere romanzi”, ed è quindi coerente con il personaggio principale
come lo è del resto tutta la narrazione, che ripercorre l’ultima giornata della scrittrice e gli assilli mentali che
l’hanno condotta al suicidio.
Coerente è il disegno, dal
tratto semplice e asciutto seppur ricco di particolari; coerente la scelta di
narrare le sue ultime ore utilizzando solamente didascalie con riportate le
frasi tratte dallo struggente biglietto di addio rivolto al marito; coerente la
rappresentazione del disturbo bipolare della donna sotto forma dei due spettri
che la assillano di continuo con i loro consigli/ordini.
E le variazioni della gabbia
dallo schema base 3x3, a volte trasformato in successioni di piani orizzontali
o verticali, o ancora più articolato, spesso con zoommate progressive a sottolineare l’incombenza dei suoi pensieri
peggiori, conferiscono dinamismo ad una vicenda che sarebbe potuta apparire
statica, e conducono il lettore alla splash
page finale che evoca il tragico epilogo.
Ma perché continuare a dire senza mostrare? C. F. ed io abbiamo intervistato l’autore in occasione della
presentazione di questo fumetto nell’ambito degli eventi all’interno della
manifestazione Perugia Comics, e di conseguenza vi riporto
direttamente alcuni stralci della conversazione (debitamente alleggeriti per
non tediarvi troppo), che spiegano vari aspetti dell’opera.
C.
F. : Alessandro, tu sei
il solo responsabile di tutta la produzione, ti reputi soddisfatto del
risultato?
A.
B. : Non sono mai
riuscito a disegnare storie scritte da altri: se ti occupi sia delle tecniche e
sia del disegno ricomponi quella divisione tra i ruoli dello sceneggiatore e
del disegnatore che spesso è stridente.
Freereader
: Una cosa che mi ha
colpito è la sceneggiatura: hai usato una gabbia molto mobile che cambia quasi
ad ogni tavola. Cosa ti ha portato a realizzarla in questo modo?
A.
B. : La storia è nata
dapprima come testo teatrale, quindi ho realizzato direttamente uno storyboard sulla base del classico
fumetto francese con la gabbia composta di quattro strisce, sulle quali mi sono
divertito ad operare alcune variazioni.
F. : Sia in questa storia che nel racconto
a fumetti che hai realizzato per Young Guns (ancora inedito, attualmente in corso di stampa - NdF) la tematica di fondo è la morte:
cosa porta una persona giovane come te a realizzare vicende così tristi, anche
se poi sei riuscito a renderle piacevoli da leggere?
A.
B. : La morte è presente
in tutti i grandi fumetti o romanzi, è centrale, fa parte della nostra vita, è
un tema dal quale non puoi sottrarti.
C.
F. : Graficamente i
personaggi umani del tuo fumetto sono tutti molto interessanti, ma le figure degli
spettri sono veramente bellissime e molto efficaci dal punto di vista narrativo.
F. : La scelta di dare a questi spettri dei
volti che richiamano il pennino di una stilografica è facile da comprendere,
puoi spiegarci come ci sei arrivato?
A.
B. : Questa è una cosa molto
divertente, perché il fatto che quei volti sembrassero pennini l'ho scoperto
solo in seguito: io non l'ho fatto proprio apposta. Ho cominciato a lavorare
partendo dalle maschere della tragedia
greca, cercando di adattarle al volto del padre di Virginia stilizzandone la
lunga barba, perché ritengo che in realtà i traumi della scrittrice risalgano al
suo conflitto con il genitore, e invece in molti ci hanno trovato la
similitudine con dei pennini: e a questo punto conta più questo, rispetto a ciò
che volevo intendere io.
F. : Un'altro aspetto che mi ha colpito è
la figura del marito: innamoratissimo della moglie e forse un po' remissivo
nonostante anche lui, come scrittore, possedesse una personalità ben definita.
A.
B. : E' vero, ma il
fumetto è su Virginia, quindi a me interessava più il rapporto che aveva lui
con lei, che la figura di lui come uomo. Lui era innamorato, non lei. Lei in
realtà era bisessuale e quando l’ha sposato era innamorata di una donna, e lui
ha donato a lei la propria vita ed è stato ricambiato solo in parte. Secondo me
era essenziale far capire questo.
C.
F. : Nella lettera
finale c'è comunque tutto l'apprezzamento di lei per questo marito.
A.B. : Che però non è riuscito a distoglierla
dal suicidio.
F. : Il racconto che hai scritto per Young Guns è ambientato nell'antica Sparta: come mai
questa scelta di passare dall'Inghilterra della Seconda Guerra Mondiale alla Grecia?
A.
B. : Io adoro la Grecia
e la tragedia, e il fatto che nel periodo in cui l'ho scritto la mia Castello fosse tormentata da terremoti continui ha influito nella creazione: unire la paura di un sisma con la tragedia di Sparta, che dai terremoti fu distrutta, mi è sembrato fosse naturale.
Bel fumetto: profondo, impegnato, tragico, ma piacevole da leggere. Di quelli che ti restano dentro.
Per coloro che fossero interessati a saperne di più: l'intervista ad Alessandro Bacchetta andrà in onda in forma integrale su DotRadio (www.dotradio.eu) nei prossimi giorni.
Bel fumetto: profondo, impegnato, tragico, ma piacevole da leggere. Di quelli che ti restano dentro.
Per coloro che fossero interessati a saperne di più: l'intervista ad Alessandro Bacchetta andrà in onda in forma integrale su DotRadio (www.dotradio.eu) nei prossimi giorni.
Il Lettore Intervistatore
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