mercoledì 1 gennaio 2014

Regalo di Natale

Buon Anno a tutti! Che sia proficuo di letture, ma prestate attenzione a cìò che leggete.

Tra i regali di Natale di quest’anno ho trovato ben due libri di racconti. Al momento di scegliere quale cominciare per primo ho deciso di partire da quello che ho ritenuto fosse una lettura più leggera: in questi giorni di vacanza, con moglie e figlio tra le pal… a casa per tutto il giorno, mi è praticamente impossibile trovare la concentrazione necessaria per leggere (non parliamo poi dello scrivere).  Non vedo l’ora che arrivi il sette gennaio.


Ho rimandato quindi a periodi più tranquilli la lettura di Murakami e mi sono accinto a gustarmi quest’ultima fatica di Sellerio la cui pubblicità prometteva un divertimento di qualità ad opera di alcuni degli scrittori più in voga del momento (avete còlto la leggera ironia che ho cercato di infondere in questa frase?).
Sei autori famosi, sei racconti di Natale: non se ne salva uno.
Checché ne dica la pubblicità.
D’accordo che è periodo di vacanza, d’accordo che sono stati voluti intenzionalmente leggeri, ma dal leggero intelligente al marcatamente insipido il passo è breve e nessuno degli autori interpellati è riuscito a fornire un prodotto che riuscisse ad uscire dalla seconda categoria. Sarà un’impressione personale, ma a me è sembrato che in tutti i racconti si senta troppo la costrizione indotta dalla commissione: “Ehilà, Alicia, còmo estàs? Scrivimi un raccontino giallo con la tua Pedra imperniato sul Natale, che ne facciamo un business! Tempo? Quanto ne vuoi, mi basta che sia nella mia posta elettronica per domattina, grazie! Felìz Navidad!”.
E quando fai così non è che la qualità ne esca avvantaggiata. Elvira Sellerio ne sarebbe inorridita.
In questo caso non serve a nulla decidere quale tra i sei sia il migliore, quanto cercare di salvare il meno peggio.
Nella mia classifica personale ho situato all’ultimo posto Bill James, con una storiella inutilmente logorroica nella quale si perde spesso il filo, seguito da una bartlettiana Pedra Delicado ancora più stucchevole del solito, ricca di modi di fare triti e ritriti in una storiella banale la cui conclusione è facilmente intuibile. A seguire Francesco Recami e Antonio Manzini, delle cui opere già il giorno dopo non ricordavo nulla, ad indicazione di quanto ne sia rimasto colpito, e al secondo posto ho messo Maurizio de Giovanni, che in una storia di poco meno banale ha perlomeno inserito dei personaggi interessanti con la sua consueta ammirevole prosa. Il racconto meno peggio, sempre a parer mio, è quello di Marco Malvaldi, ma solo per la simpatia dei suoi vecchietti e per l’humour da toscanaccio.
Certe operazioni la Sellerio se le potrebbe risparmiare: servono solamente a far calare nei lettori la stima che la casa editrice si è conquistata nel corso degli anni.
Oggi non esagerate con i cappelletti, mi raccomando!
Il Lettore

Nessun commento:

Posta un commento