Ok, ok, metto le mani
avanti… anche i migliori possono prendere le cantonate… non infierite, che già
ce l’ho abbastanza con me stesso per essermi lasciato fregare come un
novellino. E poi di solito le parodie non le leggo, tant’è vero che non ho letto
le Cinquanta sfumature di Gigio ma
nemmeno, se è per questo, le Cinquanta
sfumature di grigio del quale il primo dovrebbe essere la versione ironica.
E non ne sento neanche il bisogno. Ma ogni tanto mi piace anche leggere
qualcosa di leggero e divertente.
Purtroppo non è stato
questo il caso.
Stavolta ho toppato alla
grande e vi spiego anche il perché. Quando in libreria ho visto la copertina di
cui sopra ho pensato ecco, l’ennesima parodia, quindi ho preso in mano il
volumetto e sono andato in quarta di copertina dove spiccava una frase di Paolo Hendel: “È un libro bellissimo. Me l’hanno detto gli autori.” Geniale.
Questo è bastato per spingermi a leggere le prime tre pagine, nelle quali ho
trovato una scena ricalcata sull’apertura dell’Inferno di Dan Brown con
il protagonista (Robert Condom,
nelle vesti dell’eponimo Robert Langdon)
colpito da amnesia in una stanza d’ospedale (dove scopre con stupore di non
avere più il pisellino). Tre pagine
scritte decentemente, con una certa dose di umorismo, e questo mi ha indotto ad
acquistare il libro.
La prossima volta di pagine
ne leggerò almeno dieci.
Sì, perché l’umorismo che
c’era all’inizio ben presto scade in una sgradevole trivialità di bassa lega
che lascia ben poco spazio ad una comicità intelligente.
Io non sono per nulla un
moralista, anzi, e mi piacciono l’umorismo e il sesso e l’erotismo fatto bene
(ora che ci penso non ho mai recensito qualcosa di erotico, dovrò rimediare), e
l’utilizzo di termini osceni non mi scandalizza affatto, ma l’uso eccessivo e
gratuito di una terminologia volgare in situazioni surreali ed eccessive mi ha
dato non poco fastidio. Può sembrare che le prime pagine le abbiano stilate
apposta per fregare i fessacchiotti come me, perché questo (pseudo) romanzetto
prosegue affondando in una rozzezza di contenuti, oltretutto assurdi, ricca di
un lessico sguaiato di quelli che ad una professoressa in pensione verrebbe un
colpo sul posto (è per evitare questa spiacevole conseguenza che non ne riporto
nemmeno un pezzettino ad esempio).
Nelle intenzioni dei due “giornalisti”
che l’hanno portato a termine, dei quali mi rifiuto di scrivere i nomi, oltre
che una parodia del libro di Brown il romanzetto avrebbe dovuto essere: A) la
canzonatura di un’editoria commerciale che abbassa la qualità a livelli
inesistenti; B) la presa in giro degli ambienti di alto rango che infestano le
grandi città; C) la denuncia del modo di fare falso e ambiguo della classe
politica di cui attualmente siamo preda; D) un sistema per fare un po’ di soldi
sfruttando linguaggio scurrile ed episodi sconci (come la scena della signora
grassa che per masturbarsi si stantuffa un cinese nel culo – oops… ancora tutte
vive le professoresse in pensione?).
Ma il tutto si perde in una
trama che non sta né in cielo né in terra malamente imbastardita dal lessico
osceno.
Una vera schifezza.
Non solo: non l’hanno
nemmeno editato bene, perché vi si incontrano articoli mancanti, cognomi che
cambiano da un periodo al successivo e altre amenità del genere. Basta, ne ho
parlato anche troppo. E se incontro Paolo
Hendel gli sputo in un occhio.
Non lasciatevi
infinocchiare anche voi, non lo comperate.
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento