Bellissimo titolo, autore
strepitoso.
Il titolo (tradotto
letteralmente e mutuato da una frase pronunciata in un altro romanzo di Douglas Adams: La vita, l’Universo e tutto quanto) è bello anche in inglese: The Long Dark Tea-time of the Soul, e
il libro è bello anche in italiano. Libro che riveste un’importanza particolare
nella bibliografia di Adams, dal momento che è stato l’ultimo ad essere
pubblicato mentre l’autore era ancora in vita.
Chi è che non ha mai sentito
parlare del famosissimo manuale Guida
galattica per autostoppisti? Penso che non esista amante di fantascienza
che non l’abbia letto ed apprezzato, insieme al suo seguito Ristorante al termine dell’Universo, ai
successivi La vita, l’Universo e tutto quanto, Addio,
e grazie per tutto il pesce e Praticamente
innocuo, tutti facenti parte della stessa serie nata originariamente come
sceneggiato radiofonico e diventata un classico della fantascienza umoristica.
Li ho voluti citare tutti perché sono tutti bei titoli. E bei romanzi. Che cosa
fareste se domattina il cielo sopra di voi si riempisse di astronavi in giallo Caterpillar e vi annunciassero che
l’intera Terra sarà distrutta per lasciare il posto ad una circonvallazione
spaziale? E di tempo non ne avete mica molto… 3… 2… 1…
Fenomenale. Questa serie,
“trilogia” in cinque parti unica al mondo,
è proprio un caposaldo della fantascienza. Se non l’avete letta
cominciate dal primo.
Con La lunga oscura pausa caffè dell’anima Adams prosegue un’altra
serie con protagonista l’investigatore privato (olistico) Dirk Gently (che assomiglia non poco al personaggio principale
della Guida galattica Arthur Dent),
ma pur cambiando argomento rimane sempre nel surreale assoluto tirando in ballo
questa volta, al posto di alieni supersenzienti, tutta la mitologia nordica, da
Odino a Thor, e facendola interagire con gli umani in maniera paradossale.
Si vengono così a scoprire
poco probabili patti stipulati tra Dei e Uomini, difficili rapporti tra padre e
figlio (Odino e Thor), dilemmi esistenziali e difficoltà psicologiche dovuti
alla scomoda condizione di immortalità senza più adoratori, il tutto condito
dal più classico understatement che
contraddistingue l’humour britannico.
Una lettura piacevole, che
ti spiazza un pochino per le situazioni assurde in cui vieni calato, ma che ti
diverte per l’immediatezza dello stile e i continui paradossi.
Ma Adams non si è occupato
solamente di humour surreale. Un
aspetto narrativo poco conosciuto dell’autore britannico riguarda le opere in
cui l’umorismo è totalmente assente: quelle in cui si è interessato di biologia e
di ecologia denunciando la
devastazione compiuta dall’uomo in molte aree del pianeta. Sono opere in cui
tristezza e delusione prendono il posto del divertimento, che hanno contribuito
al risveglio ecologico di molte coscienze.
Un’altra interessante curiosità
trovata su Wikipedia: oltre ad
essere anche un buon chitarrista, Douglas
Adams era amico di David Gilmour,
che gli ha permesso di suonare alcuni pezzi in uno dei mitici concerti dei Pink Floyd.
Il Lettore
Ma prego! Sono qui per questo...
RispondiElimina42!
RispondiEliminaGiusto!
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