Questa settimana ho già
parlato bene di due libri: vediamo di rifarci, altrimenti rischio di sguazzare
nel mellifluo.
Di Diego de Silva avevo già letto Non
avevo capito niente, della serie con l’avvocato Vincenzo Malinconico, e
avevo iniziato Certi bambini, non
riuscendo a terminarlo.
Non che presentasse qualche
cosa che non andava, sarà stato l’argomento.
I protagonisti di Mancarsi, Irene e Nicola, sono entrambi
reduci da rapporti coniugali terminati nei modi peggiori. L’autore tenta di
dipingerli come fatti l’uno per l’altra (ma non è che alla fine gli riesca
molto bene) e li fa gravitare ad orari diversi intorno allo stesso luogo senza
mai permettere loro di incontrarsi. La struttura si risolve quindi in due linee
narrative separate, in un’alternanza di capitoli con protagonista ora l’una ora
l’altro, nei quali l’autore cerca di inquadrare la figura dei due personaggi
principali attraverso episodi che dovrebbero far capire come i due siano l’uno il
complemento dell’altra.
L’idea potrebbe anche
essere buona, ma la realizzazione sa di prodotto confezionato in fretta e furia
per esigenze commerciali, per sfruttare la scia degli altri titoli con i quali
De Silva si è fatto conoscere, e ne è derivato un libercolo di nemmeno 100
pagine buona parte delle quali sono dedicate alle più svariate riflessioni, in
genere sulle problematiche di coppia: in ogni capitolo De Silva abbandona la
cronaca dei fatti (che dovrebbero essere, come non mi stancherò mai di
ripetere, quelli attraverso cui mostrare
i concetti che si intendono spiegare) per mettersi in cattedra ed elargire dogmi
e regole generali di vita che gli episodi dovrebbero aver già spiegato per
conto proprio.
Ma perché deve mettersi a
fare il docente? Forse lo scopo è solo quello di allungare? Be’, senza queste
specificazioni il racconto non avrebbe superato le 60 pagine, un po’ poche per
farci un libro in vendita a 10 euri. Tanto più che la maggior parte degli
interventi autoriali sono costituiti da saggezza spicciola, da analisi
psicologiche direi alquanto superficiali e da indagini sulle dinamiche di
coppia che sanno molto di esercizi stilistici. Una vera noia, mi era piaciuto
molto di più l’umorismo con cui De Silva aveva farcito i libri dell’avvocato
Malinconico.
Nonostante un titolo come
questo, Mancarsi, uno si aspetta poi
che alla fine i due protagonisti in barba al titolo si incontrino lo stesso, ma
quando poi ciò succede veramente, lasciando presagire chissà che promettenti
sviluppi, allora ci rimani anche male (ma come? E allora la coerenza del
titolo?) e ti viene da pensare: ooohhh, era ora, andate in pace!
E chiudi il libro con uno
slam!, aggiungendo un ma vaff… prima di riporlo e passare a qualcosa di più
consistente.
Il Lettore
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