venerdì 11 ottobre 2013

Mancarsi

Questa settimana ho già parlato bene di due libri: vediamo di rifarci, altrimenti rischio di sguazzare nel mellifluo.
Di Diego de Silva avevo già letto Non avevo capito niente, della serie con l’avvocato Vincenzo Malinconico, e avevo iniziato Certi bambini, non riuscendo a terminarlo.

Non che presentasse qualche cosa che non andava, sarà stato l’argomento.


I protagonisti di Mancarsi, Irene e Nicola, sono entrambi reduci da rapporti coniugali terminati nei modi peggiori. L’autore tenta di dipingerli come fatti l’uno per l’altra (ma non è che alla fine gli riesca molto bene) e li fa gravitare ad orari diversi intorno allo stesso luogo senza mai permettere loro di incontrarsi. La struttura si risolve quindi in due linee narrative separate, in un’alternanza di capitoli con protagonista ora l’una ora l’altro, nei quali l’autore cerca di inquadrare la figura dei due personaggi principali attraverso episodi che dovrebbero far capire come i due siano l’uno il complemento dell’altra.
L’idea potrebbe anche essere buona, ma la realizzazione sa di prodotto confezionato in fretta e furia per esigenze commerciali, per sfruttare la scia degli altri titoli con i quali De Silva si è fatto conoscere, e ne è derivato un libercolo di nemmeno 100 pagine buona parte delle quali sono dedicate alle più svariate riflessioni, in genere sulle problematiche di coppia: in ogni capitolo De Silva abbandona la cronaca dei fatti (che dovrebbero essere, come non mi stancherò mai di ripetere, quelli attraverso cui mostrare i concetti che si intendono spiegare) per mettersi in cattedra ed elargire dogmi e regole generali di vita che gli episodi dovrebbero aver già spiegato per conto proprio.
Ma perché deve mettersi a fare il docente? Forse lo scopo è solo quello di allungare? Be’, senza queste specificazioni il racconto non avrebbe superato le 60 pagine, un po’ poche per farci un libro in vendita a 10 euri. Tanto più che la maggior parte degli interventi autoriali sono costituiti da saggezza spicciola, da analisi psicologiche direi alquanto superficiali e da indagini sulle dinamiche di coppia che sanno molto di esercizi stilistici. Una vera noia, mi era piaciuto molto di più l’umorismo con cui De Silva aveva farcito i libri dell’avvocato Malinconico.
Nonostante un titolo come questo, Mancarsi, uno si aspetta poi che alla fine i due protagonisti in barba al titolo si incontrino lo stesso, ma quando poi ciò succede veramente, lasciando presagire chissà che promettenti sviluppi, allora ci rimani anche male (ma come? E allora la coerenza del titolo?) e ti viene da pensare: ooohhh, era ora, andate in pace!
E chiudi il libro con uno slam!, aggiungendo un ma vaff… prima di riporlo e passare a qualcosa di più consistente.
Il Lettore 

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