Nella collana “Piccola Biblioteca di Cucina Letteraria”
di Slow Food Editore vengono
pubblicati brevi testi di autori conosciuti che abbiano in qualche modo a che
fare con il cibo e la gastronomia. Tra gli altri vi sono già apparsi Moni Ovadia e Simonetta Agnello Hornby, e Massimo
Carlotto è il numero 6 della serie di quelli che si cimentano
nell’inneggiare alla cucina nell’esiguo spazio di 24 cartelle.
I libri di Carlotto che ho
letto, Alla fine di un giorno noioso
e Respiro corto, mi sono piaciuti
per lo stile incalzante, anche se per questo a volte peccano un poco di
superficialità non approfondendo i personaggi in modo adeguato, e per
l’asprezza delle situazioni che l’autore tratta in un modo che più crudo
sarebbe difficile.
Nelle 24 pagine di questo
volumetto il Carlotto narrante parla dell’antico rito della preparazione dell’arrosto argentino, l’asado, insegnatagli da un vecchio asador,
che in Argentina è una figura tenuta molto in considerazione, in questo caso
una specie di gaucho solitario che
ama le intese silenziose e rifugge dalle chiacchiere banali. Insieme alla
ricetta di come si allestisce un buon asado,
l’alter ego del protagonista fornisce al narratore una storia d’amore romantica
ma allo stesso tempo tragica che funge da terza linea narrativa.
Nel complesso un racconto
carino, che si legge in un quarto d’ora e ti fa venire voglia di andare a
comprare un quarto di manzo e poi accendere il fuoco senza stare a pensarci su
tanto.
Un libricino per niente
adatto ai vegetariani.
Il Lettore
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