Nicolaj
Hel è uno di quei
personaggi letterari che rimangono impressi a lungo nella memoria dei lettori.
Quando Don Winslow ha ricevuto la proposta da parte del suo agente di
scrivere un prequel del romanzo Shibumi di Trevanian, che ho recensito qui,
avendolo letto da poco non si è lasciato pregare, sia pure con tutti i timori
di non essere all’altezza di tale compito, e dopo che ha scritto questo Satori ha confessato di essersi
divertito un mucchio.
Appena sono venuto a
conoscenza dell’esistenza di questo “seguito” di un romanzo che era piaciuto
molto anche a me ho messo al lavoro il mio editor
che dopo non poco tempo è riuscita a scaricare questo Satori all’apparenza introvabile.
Don
Winslow era già famoso
come scrittore, soprattutto per i suoi polizieschi a base di droga e mafia, e
in questo romanzo approfondisce la conoscenza con un Nicolaj Hel ancora giovane, al termine degli anni di prigionia
nelle galere giapponesi per aver assassinato (a fin di bene) il suo stesso
mentore con lo scopo di liberarlo da un’immeritata ignominia.
In Shibumi questa fase del percorso di Hel per diventare un killer professionista non era contemplata, e Winslow ha scelto bene il
punto in cui inserirsi col suo racconto. Nell’accingersi a scrivere questo Satori, Winslow aveva paura di non
essere all’altezza dello stile di scrittura di Trevanian, ma alla fine bisogna riconoscere che ha fatto un buon
lavoro risultando congruente con le aspettative. Sicuramente è stato aiutato
dall’esperienza acquisita con le sue precedenti opere d’azione.
La personalità di Hel non
viene sfaccettata ulteriormente rispetto al romanzo originale (ma del resto era
già stata completamente delineata da Trevanian),
e Winslow si limita a farci sapere che cosa è successo negli anni dei quali Trevanian non parla e di come Hel ha
dovuto cominciare ad uccidere gente
per poter continuare a vivere lui stesso.
Le scene d’azione sono
descritte da maestro e anche l’accuratezza dei particolari risulta coerente con
il romanzo in cui Hel ha visto la luce; inoltre, la ricerca della raffinatezza
e della semplicità proprie delle culture orientali sono tenute in gran conto
anche da Winslow. Anche se lui non ha strutturato il ritmo del romanzo secondo
le regole di una partita di gō.
Mi è piaciuto molto anche questo
Satori e ammetto che Winslow ha
fatto un bel lavoro, tanto da farmi venire voglia di leggere altre sue opere,
ma alla fine devo dire che se dovessi scegliere di dare la preferenza a uno dei
due sceglierei l’originale: ha più fascino, nonostante i quarant’anni da quando
è stato pubblicato mi è sembrato più fresco e spontaneo.
Ma non è quello a cui fanno
pensare quasi tutti i “seguiti”?
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento