martedì 13 marzo 2018

Satori


Nicolaj Hel è uno di quei personaggi letterari che rimangono impressi a lungo nella memoria dei lettori.
Quando Don Winslow ha ricevuto la proposta da parte del suo agente di scrivere un prequel del romanzo Shibumi di Trevanian, che ho recensito qui, avendolo letto da poco non si è lasciato pregare, sia pure con tutti i timori di non essere all’altezza di tale compito, e dopo che ha scritto questo Satori ha confessato di essersi divertito un mucchio.
Appena sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo “seguito” di un romanzo che era piaciuto molto anche a me ho messo al lavoro il mio editor che dopo non poco tempo è riuscita a scaricare questo Satori all’apparenza introvabile.




Don Winslow era già famoso come scrittore, soprattutto per i suoi polizieschi a base di droga e mafia, e in questo romanzo approfondisce la conoscenza con un Nicolaj Hel ancora giovane, al termine degli anni di prigionia nelle galere giapponesi per aver assassinato (a fin di bene) il suo stesso mentore con lo scopo di liberarlo da un’immeritata ignominia.
In Shibumi questa fase del percorso di Hel per diventare un killer professionista non era contemplata, e Winslow ha scelto bene il punto in cui inserirsi col suo racconto. Nell’accingersi a scrivere questo Satori, Winslow aveva paura di non essere all’altezza dello stile di scrittura di Trevanian, ma alla fine bisogna riconoscere che ha fatto un buon lavoro risultando congruente con le aspettative. Sicuramente è stato aiutato dall’esperienza acquisita con le sue precedenti opere d’azione.
La personalità di Hel non viene sfaccettata ulteriormente rispetto al romanzo originale (ma del resto era già stata completamente delineata da Trevanian), e Winslow si limita a farci sapere che cosa è successo negli anni dei quali Trevanian non parla e di come Hel ha dovuto cominciare ad uccidere gente per poter continuare a vivere lui stesso.
Le scene d’azione sono descritte da maestro e anche l’accuratezza dei particolari risulta coerente con il romanzo in cui Hel ha visto la luce; inoltre, la ricerca della raffinatezza e della semplicità proprie delle culture orientali sono tenute in gran conto anche da Winslow. Anche se lui non ha strutturato il ritmo del romanzo secondo le regole di una partita di gō.
Mi è piaciuto molto anche questo Satori e ammetto che Winslow ha fatto un bel lavoro, tanto da farmi venire voglia di leggere altre sue opere, ma alla fine devo dire che se dovessi scegliere di dare la preferenza a uno dei due sceglierei l’originale: ha più fascino, nonostante i quarant’anni da quando è stato pubblicato mi è sembrato più fresco e spontaneo.
Ma non è quello a cui fanno pensare quasi tutti i “seguiti”?
Il Lettore

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