venerdì 16 marzo 2018

Fiori sopra l’inferno


E recensiamo il caso letterario di questi ultimi mesi. Fiori sopra l’inferno è un thriller di Ilaria Tuti che ha mobilitato schiere di persone pronte a fare a cazzotti pur di vincere nella gara a chi ne parla meglio.
Mi è stato caldamente consigliato dallo stesso amico che in precedenza mi aveva spinto a leggere La verità sul caso Harry Quebert e per la verità, visto l’antefatto, mi sono accinto a leggere questo nuovo thriller con un po’ di apprensione.




Apprensione ingiustificata, ho dovuto ammettere poi, perché in fondo il romanzo mi è piaciuto. È sicuramente migliore di La verità sul caso Harry Quebert (molto), e migliore anche di La sostanza del male (moltissimo) dell’italiano Luca D’Andrea. Ho nominato anche quest’ultimo perché l’ambientazione di alta montagna e il contenuto thriller sono decisamente simili, ma non voglio accomunarli per altro perché quello di D’Andrea è una vera cioféga, mentre questo di Ilaria Tuti è un buon thriller con degli spunti interessanti. Anche se con altrettanti difetti che non si può fare a meno di lasciar correre.
I pregi più rilevanti sono l’aver dato vita a un poliziotto interessante decisamente fuori dagli schemi e la ricerca delle motivazioni psicologiche dei protagonisti.
Teresa Battaglia è il commissario protagonista di questo romanzo. Una donna di mezza età non bella, decisamente sovrappeso, diabetica, incazzereccia, sulla via dell’Alzheimer, dura con i sottoposti ma capace ed esperta, alla quale non piacciono i giri di parole e neanche le stronzate. Un personaggio molto interessante e anche abbastanza originale.
La contestualizzazione è un paesino delle nostre Alpi, in cui il carattere scontroso dei montanari residenti si scontra con l’avanzare della civiltà che impone di allungare le piste da sci e moltiplicare le strutture ricettive.
A pochi chilometri dal paese, oltreconfine, in un’Austria dipinta come cupa e misteriosa, una clinica di alta montagna in cui si svolgono degli esperimenti scellerati fornisce le motivazioni per quello che nel corso di questa indagine della Battaglia sarà considerato uno spietato serial killer.
Gli ingredienti per attizzare l’interesse ci sono tutti. Buona la caratterizzazione dei personaggi, anche se la Tuti pecca in alcune occasioni nell’illustrazione del momento in cui vengono introdotti in scena.
Ma la cosa che a me ha dato più fastidio è che, comportandosi come di solito capita ai principianti e rovinando l’effetto d’insieme, l’autrice ha tranquillamente tralasciato di descrivere dei passaggi sostanziali perché non sapeva come farlo. Nel romanzo si individuano molto bene dei punti in cui ci sarebbe stato bisogno di approfondimenti che non ci sono, di descrizioni che vengono sorvolate, di chiarimenti necessari ma mancanti. E in questo caso non si tratta di ellissi volute, ma si percepisce proprio che l’autrice non l’ha fatto perché non sapeva proprio come cavarne i piedi.
Un esempio per tutti: dopo l’incontro tra il serial killer e il commissario lei si premura di avvertire gli altri poliziotti che non avrebbero dovuto fargli del male quando lo avessero catturato, e dopo qualche scena lo ritrova in un locale del carcere perfettamente sano e integro. Ora, ad un lettore ingenuo (come me…) farebbe anche piacere il leggere come hanno fatto i poliziotti a catturare un omicida dalla forza sovrumana, selvaggio e regredito fino al livello di un animale, abilissimo nel rendersi irreperibile, che ha già dato prova di essere capace di ammazzare chiunque nella maniera più trucida, per di più incazzato come una bestia (immagino) perché gli è stata appena sottratta la cosa che più amava al mondo, senza far scorrere una goccia di sangue. Sì, di metodi ce ne sarebbero, ma mi sarebbe piaciuto che almeno uno ce lo avesse descritto l’autore, invece di ignorare del tutto il problema.
E questo è solo uno tra i tanti esempi che potrei fare. Ma basta, cerchiamo di non essere così pignoli che in fondo il libro mi è piaciuto e qualche pecca si può perdonare. In fondo, a differenza dei due altri nominati poco sopra, di sfondoni plateali non ne ho notati. Ci resta solo da sperare che il prossimo romanzo con protagonista Teresa Battaglia sia anch’esso godibile.
Il Lettore

Nessun commento:

Posta un commento