lunedì 13 febbraio 2017

La caduta

Mi ero ripromesso di non leggere più Michael Connelly per la delusione provata con l’ultimo che mi era capitato (Il cerchio del lupo, NdF) e non solo, ma nell’ultima tornata di prestiti c’era in mezzo anche questo e quando ho terminato gli altri che avevo (meno uno il cui autore proprio non lo strozzo e che ho lasciato apposta per ultimo, forse sarà oggetto della prossima recensione), non ho potuto non metterci mano.




Un altro Harry Bosch. Stavolta in procinto di andare in pensione (e sarebbe ora!) ma lui tenta di rimandare il momento in tutti i modi. Probabilmente perché non ne possono più di lui neanche i suoi colleghi, alla centrale di polizia di L. A. lo hanno messo a riesumare cold cases alla luce delle nuove tecnologie.
Gli capita un caso curioso: sul cadavere di una ragazza assassinata vent’anni prima era stata trovata una goccia di sangue che ora, con l’analisi del DNA, è stato possibile attribuire a un maniaco sessuale già pluricondannato. Caso risolto, tutti in pizzeria! Non proprio, perché all’epoca dell’omicidio il futuro maniaco sessuale aveva solo otto anni, e per quanto possa essere stato precoce avrebbe difficilmente potuto violentare e uccidere una ragazza di venti. E ora come la mettiamo?
Nel frattempo un giovane avvocato rampante precipita dal terrazzo di un albergo e il padre, un personaggio importante dell’amministrazione cittadina nonché acerrimo nemico di Bosch, chiede che sia proprio egli stesso a coordinare le indagini. Incidente? Suicidio? Omicidio? E perché se ti sto sul cazzo chiedi proprio a me di sbrogliare la vicenda? C’è qualcosa che non quadra, direbbe Clouseau.
Il romanzo consiste nello svolgimento di entrambe le vicende con Bosch coadiuvato dal suo nuovo compagno al quale il compito più importante che affida è quello di premere l’interruttore per accendere la stampante. Tanto per sottolineare chi comanda.
Indaga di qua e indaga di là ovviamente Bosch riuscirà a risolvere entrambi i casi mettendone alla luce tutte le sfaccettature più nascoste e trovando anche il tempo di A - badare alla figlia a letto con la febbre, B - farsi una trombatina con una nuova conoscente, C – litigare come suo solito con tutto il dipartimento di polizia. L’eroe di turno non si smentisce mai.
Devo dire però che stavolta, rispetto all’ultimo di Connelly che ho letto, la meccanica della vicenda è costruita bene e le risoluzioni sono accettabili, lo stile è buono, i colpi di scena ben dosati e tutto sommato non è un cattivo romanzo.
A parte il ritmo, che presenta lo stesso dinamismo di un bradipo addormentato.
Il Lettore 

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