sabato 18 febbraio 2017

Il cacciatore del buio

Ci sono ricascato. Donato Carrisi è un altro degli autori che avevo giurato di leggere solo nel caso avessi avuto uno dei suoi romanzi come unica cosa da leggere in un’isola deserta, e invece anche questo faceva parte di uno stock di prestiti e alla fine ho dovuto leggerlo. E tenete conto che se sull’isola non fossi stato solo avrei anche accondisceso a fare una chiacchierata (breve) con qualcuno, pur di rimandare il più possibile il momento di cominciare a sfogliarlo.
Il perché? Se volete gustarvi le altre stroncature che gli ho già inflitto cliccate sul nome “Carrisi” nella colonna qui a fianco. Auguri.




In questo Il cacciatore del buio il nostro dà prova della sua fantasia inesauribile riprendendo gli stessi protagonisti dei romanzi precedenti. Così non sto a perdere tempo per caratterizzarli dall’inizio, eccheccazzo.
Per il resto, solita solfa: l’esagerazione la fa da padrone, perché il modo in cui l’assassino uccide deve essere sufficientemente terrificante da poter terrorizzare il lettore. Quindi: donne torturate, suore squartate, ragazzi costretti a uccidere le proprie fidanzate, poliziotti che non cavano un ragno dal buco eccetera.
E poi anche qui le solute sette segrete con inenarrabili scopi nascosti e i soliti protagonisti che hanno intuizioni fulminanti, cadute dal cielo e sempre infallibili, sono preveggenti e dotati del dono dell’ubiquità perché sono sempre presenti nel posto giusto al momento giusto. Non se ne può più.
Parentesi. A tratti, forse perché troppo preso dall’elaborazione di cose con cui stupire il lettore, l’autore fa anche sfoggio della sua ignoranza dell’italiano spargendo congiuntivi e tempi verbali alla come viene viene: ho notato un “dovesse” al posto di “avrebbe dovuto” e altre quisquilie e pinzillacchere. Chiusa parentesi.
L’altro giorno mi è capitato di ascoltare per la prima volta (e unica, spero) la canzone vincitrice di Sanremo 2017. Vi ho riscontrato un importante parallelo con questo romanzo.
Il concetto di fondo è lo stesso: un’immane cagata, ma dal momento che vendono sembra che alla fine abbiano ragione loro.
La prossima volta che mi troverò su un’isola deserta con solamente un libro di Carrisi come unica cosa da leggere penso che lo userò come tagliere per preparare il soffritto.
 Il Lettore 

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