La mattina dell’8 giugno 1954
Alan Turing viene trovato morto nel
suo letto nella cittadina inglese di Wilmslow.
Tutte le circostanze fanno
pensare al suicidio ma la polizia,
che in realtà ignora chi fosse
realmente il personaggio morto ― nonostante avesse già subito una condanna per
omosessualità ― e la sua importanza, inizia un’indagine per accertare se sia
stata una cosa del tutto volontaria o se per caso qualcuno gli abbia dato una
“spintarella”.
David
Lagercrantz racconta in
maniera romanzata tutti gli aspetti di questa indagine facendo perno proprio
sul poliziotto che la conduce fino a delineare in pratica tutta la vita di quel
genio che è stato Alan Turing. Dall’indagine di Leonard Corell emerge la figura di un
uomo la cui identità e le cui opere sono state accuratamente tenute secretate
dal governo inglese a causa prima della Seconda Guerra Mondiale e quindi della
Guerra Fredda.
Dopo cinquant’anni dalla
morte la figura di Turing è stata riabilitata pienamente, la condanna per
omosessualità cancellata del tutto, e gli sono stati tributati post mortem quegli onori che ha del
tutto meritato per essere stato uno dei padri fondatori dell’elaborazione elettronica.
Proprio perché nel corso
delle indagini Corell si trova di fronte a parecchi segreti, da buon poliziotto fa il possibile per metterli alla luce,
non rendendosi del tutto conto che tali segreti riguardano la sicurezza
nazionale e la politica globale del pianeta e ci sono molte persone che
farebbero di tutto perché non vengano divulgati. Lui stesso è uno studioso
mancato e, quando viene a conoscenza degli studi di Turing, ne è così
affascinato da cercare di approfondirne sia l’aspetto matematico che quello
filosofico, ed è così che parlando con varie persone coinvolte riesce pian
piano a penetrare nei misteri di Bletchley Park e della decriptazione di Enigma.
In effetti il romanzo di
Lagercrantz è più rispondente alla realtà di quanto lo sia stato il film The Imitation Game, che in pratica
racconta la stessa vicenda di Turing, basato però sulla biografia del
matematico scritta da Andrew Hodges
ma molto modificata per esigenze di sceneggiatura.
David
Lagercrantz, diventato
famoso per essere stato incaricato di portare avanti la saga Millennium di Stieg Larsson, ha voluto soprattutto esplorare
il pensiero di Alan Turing ― tirando così in ballo anche Albert Einstein e Kurt Gödel,
nonché gli scontri verbali tra lo stesso Turing e Ludwig Wittgenstein ― “ciò di
cui non si può parlare si deve tacere”: quanto mi piace questa sua affermazione!
― e già che c’era ha lanciato uno sguardo anche su temi importanti che negli
anni Cinquanta andavano per la maggiore: la Guerra Fredda, la caccia alle spie,
il maccartismo, l’omofobia esasperata fino a considerarla reato, la differenza fra
classi nella società inglese, riuscendo nel complesso a fare un buon lavoro.
Ma non eccezionale. A chi
interessano i temi trattati qui sopra il romanzo piacerà, ma un lettore che
cerca soprattutto del thrilling lo troverà abbastanza piatto e noioso. Nel
tentativo di far apparire le problematiche psicologiche che affliggono Leonard Corell simili a quelle di Turing,
per far comprendere al lettore come il
poliziotto possa capire appieno il matematico e quindi interessarsi a lui,
Lagercrantz si dilunga terribilmente fino a sfiorare la paranoia. Ma va be’, mi
rendo conto di come questo fosse necessario per rendere organico il tutto.
I dubbi sulla morte di Turing restano comunque ancora
oggi: si sarà davvero ucciso in un momento di depressione morsicando una mela
intrisa di cianuro, sarà rimasto vittima del gas sprigionato dagli esperimenti
di laboratorio che effettuava in casa, o qualcuno lo avrà “aiutato” per paura
che prima o poi avrebbe rivelato al mondo i segreti che custodiva? Considerando che sono dovuti passare trent’anni dalla sua morte perché il
governo inglese cominciasse a lasciar trapelare qualcosina su di lui, questa terza ipotesi
resta possibilissima.
Il Lettore
Nessun commento:
Posta un commento