lunedì 25 luglio 2016

La donna che vestiva di rosso

Dopo la lettura di Nessun testimone, che a detta di molti è il miglior romanzo di Elizabeth George e finora concordo, sono stato un po’ titubante a riprenderne in mano un altro, ma quando ce l’hai a disposizione, per di più gratis, come fai a dire di no? Va be’, sarà un po’ inferiore a quello, e allora? Proviamo comunque, se non mi dovesse piacere pace, buonanotte al secchio e ai suonatori.
Ma quando ho cominciato questo La donna che vestiva di rosso, e ho scoperto che è il seguito diretto di Nessun testimone, con un Thomas Lynley che vaga per le scogliere della Cornovaglia come un vagabondo ― in puro stile Forrest Gump in versione maratoneta ― nel tentativo di scacciare il dolore provocato dalla tragedia personale che gli è accaduta nel romanzo precedente, lo stile della George mi ha preso subito, di nuovo, e non sono stato soddisfatto finché non l’ho finito, anche stavolta quasi 600 pagine dopo l’inizio.




Il sovrintendente sconvolto ha addirittura deciso di lasciare Scotland Yard e non sa più cosa fare della propria vita, ma tanto bene nel corso del suo vagabondaggio da straccione si imbatte in un corpo alla base di una falesia. L’uomo sembra precipitato mentre si stava arrampicando ma ben presto, quando ancora lo stesso Lynley figura come persona sospetta perché sembra un barbone e non ha documenti con sé, fin dalle prime indagini emerge che si tratta di omicidio, e l’investigatore si trova quindi coinvolto suo malgrado in un caso per la polizia dello sperduto paesino della Cornovaglia. Il suo background professionale ne sarà risvegliato fino a partecipare attivamente alle indagini, e il tutto lo stimolerà a provare a dare un nuovo senso alla propria vita.
Bel romanzo, anche se un po’ lento perché la George mette in pista una marea di personaggi di ognuno dei quali indugia a scavare nei trascorsi e nelle motivazioni psicologiche del loro comportamento. E se i più giovani hanno poco passato da tirare fuori, per i più anziani la cosa si fa complicata, perché verranno dissepolti fantasmi di decenni prima che serviranno a dare un senso a un’indagine ingarbugliata prima di poterne trovare la soluzione.
Il passare continuo da una scena all’altra, da un personaggio all’altro, rallenta enormemente lo svolgimento e ti fa venire un po’ di impazienza perché vorresti ritrovare subito il filo dell’investigazione, ma d’altra parte consente una magnifica caratterizzazione di ogni singolo ruolo fino a sviscerare la psicologia di ogni protagonista e permetterti di ricordarli nel tempo.
Mi trovo quindi a concordare con coloro che hanno reputato questo romanzo troppo lento, ma non per questo mi sento di attribuirgli una valutazione inferiore all’ottimo. E mi fanno veramente ridere quelli che affermano di aver individuato il colpevole già solo dopo cento pagine: questo sarebbe possibile solo tirando a caso tra i numerosi sospettati (così facendo qualcuno ci azzecca senz’altro), e la George è talmente brava da fornire moventi e opportunità a tutte le numerose persone tirate in ballo e non permettere quindi che si appuntino i sospetti solo sui maggiori indiziati.
Adesso ne ho anche un altro della George da leggere, ma per ora lasciamo perdere e passiamo a tutt’altro: da un giallo a un saggio, sempre di un’autrice donna, famosissima a livello mondiale e che mi ha incuriosito da sempre, altrimenti a leggere di fila troppi romanzi dello stesso autore prima o poi ci si stufa.
Pagina uno…
Il Lettore 

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