mercoledì 8 giugno 2016

Il mondo non mi deve nulla

Della serie piccolo è bello un altro romanzetto/racconto-lungo di un centinaio di pagine minuscole con scrittura molto spaziata, perché se si fossero stampate pagine normali poi sarebbe stato brutto vendere un libro con una trentina scarsa di fogli.
Perlomeno gli americani quando scrivono opere di questa lunghezza poi le pubblicano a triplette, almeno giustificano i prezzi di copertina. Qui in Italia invece sappiamo fare della spudoratezza una virtù.




Al di là del dato di fatto, perlomeno il libretto è piacevole, si legge bene e per forza di cose in un lampo. Anche se a me non ha lasciato del tutto soddisfatto, e tra poco ve ne dirò il perché
La trama (ovviamente senza il finale): uno scalzacani di ladruncolo spiantato e grezzotto entra in un appartamento per ripulirlo e vi trova la proprietaria, una bella e raffinata sessantenne che, disillusa e stanca della vita, cerca di convincerlo a farsi uccidere da lui permettendo che si prenda tutti i propri averi come ricompensa. Da qui lo scontro fra due personalità del tutto diverse come anime, come vite vissute, come convinzioni e modi di fare e di pensare, che si muovono anche su differenti piani esistenziali.
Il racconto è scritto con il consueto stile veloce e pragmatico di Massimo Carlotto, che ti fa entrare subito nel pieno della vicenda e te ne fa visualizzare immediatamente i protagonisti con sobrie e incisive descrizioni. E il plot è intrigante: riuscirà la bella rapinata a farsi ammazzare dal rapinatore? Riuscirà quest’ultimo a superare le remore in nome dell’avidità? La conclusione del racconto ovviamente non soddisferà tutti, e il lettore solo in parte. Perlomeno me.
Al di là del dinamismo dello stile di Carlotto che consente una lettura piacevole e veloce, non mi sono piaciuti due aspetti della narrazione che giudico non da poco. Il primo è la presenza di capitoletti nei quali sono chiariti i pensieri dei protagonisti: secondo me non ce n’era alcun bisogno e l’autore sarebbe riuscito lo stesso nel proprio intento continuando a far trasparire le intenzioni attraverso le azioni, per cui mi hanno dato l’impressione di essere stati scritti con il solo scopo di allungare un qualcosa ancora troppo corto per poter essere pubblicato senza arrossire di vergogna.
Il secondo aspetto inverosimile è quello della moglie del ladro che gli telefona in continuazione mentre lui sta “lavorando” in casa d’altri. Ma quando mai! Nemmeno il più dilettante dei scassinatori, ancorché succube della consorte, permetterebbe che questa gli telefoni durante una scorreria, né peraltro terrebbe il cellulare acceso.
Altri aspetti del romanzetto sono interessanti, a partire dal legame psicologico contrastato che si crea tra i due protagonisti, ma certo è che Carlotto ci aveva abituato a romanzi dotati di una ben diversa corposità, e benché si legga bene questo ti lascia con un po’ di rimpianto per le cose migliori.
Il Lettore 

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