Se lo avessi scritto io, un resoconto delle Donne dalle quali sono rimasto colpito
nel corso della mia esistenza, siano esse in carne e ossa, o letterarie, o
storiche o solamente immaginate, sono sicuro che il risultato non sarebbe stato inferiore a questo
ennesimo libro di Andrea Camilleri,
e qualche racconto sarebbe stato anche più interessante.
Solo che il libro avrebbe
venduto al massimo un centinaio di copie, a patto di aver trovato un editore
che lo avesse fatto uscire. Ma fosse stata viva Elvira Sellerio, probabilmente non sarebbe stato pubblicato nemmeno
questo.
Perché anche se la casa
editrice non è la stessa sono certo che la Sellerio, nonostante sia la
protagonista di uno dei capitoli e vista l’amicizia
che li legava, avrebbe preso Camilleri sotto braccio e gli avrebbe sussurrato:
“Andrea, caro amico del cuore, i soldi
ormai non ti mancano più, sei proprio sicuro di volerlo pubblicare?”
Perché in fondo questa è una
raccolta di raccontini che non serve
a nulla perché dopo averla letta non ne resta nulla, utile solo all’autore per
ricordarsi, quando sarà vecchio (!), delle donne che lo hanno colpito in un
qualche punto della sua vita.
Per carità, per leggere si
legge, e a tratti vi si trova anche
un buon Camilleri, ma solo a tratti molto diluiti. Insieme a Nefertiti,
Desdemona, Giovanna d’Arco o Ilaria del Carretto, solo per nominarne alcune
delle più note, Camilleri parla anche di donne conosciute per una sera e mai
più riviste, o di infatuazioni giovanili e incontri più o meno piccanti in
varie parti del globo, ma i resoconti lasciano il tempo che trovano né
complessivamente forniscono l’idea che l’Andrea nazionale abbia voluto
dipingere una figura di donna
“secondo lui”, perché nel complesso non ne nasce proprio una figura di donna
quanto una serie di particolari staccati che non si riesce a ricondurre a una qualsiasi
tipologia. Manca del tutto
un filo logico. Il professionismo nella scrittura si sente e si apprezza anche,
ma più si va avanti e più ci si domanda che cosa Camilleri avesse voluto intendere
mettendo insieme questa raccolta. Un semplice gioco sull’onda dei ricordi? Uno
sfogo di logorrea scritturale?
Un semplice “obbedisco” alla richiesta di fare un po’
di cassetta?
Della serie “non c’è mai fine al peggio” poi (come
quando sei in una situazione di merda, non hai lavoro, non hai soldi, i tuoi
ideali sono andati in fumo, la moglie ti ha lasciato e i figli ti disconoscono,
ed è proprio allora che si mette a piovere), sono anche riusciti a
confezionargli una copertina francamente obbrobriosa.
Il Lettore
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