Quando l’altra mattina il
solito “compagno di caffè” mi ha detto che il nostro comune amico C.F. alla Biblioteca delle Nuvole gli aveva
consigliato di leggere I maestri
dell’orzo, e che dopo averlo preso l’aveva trovato entusiasmante, mi è
tornato alla mente con piacere questo capolavoro di Jean Van Hamme e Francis
Vallès: l’avevo letto qualche anno fa, ma al solo sentirne parlare mi è
presa la voglia di risfogliarlo.
La fortuna è stata che ho
dovuto fare solo pochi passi per tirarlo giù dallo scaffale della mia libreria.
Un semplice fumetto? No,
molto di più. La storia raccontata da Van Hamme è emozionante al punto che è
stata adattata in uno sceneggiato televisivo in diverse puntate e ne hanno
tratto due romanzi; è una storia appassionante, tesa, dal ritmo incalzante, che
si snoda attraverso centocinquant’anni e cinque generazioni.
Dalla metà del 1800 alla
prossimità del 2000 Van Hamme racconta la saga della famiglia Steenfort, il cui capostipite ha
impiantato una piccola birreria a Dorp,
un piccolo paesino belga, e come questa minuscola azienda si è ampliata
attraverso innumerevoli difficoltà, tradimenti, omicidi e due guerre mondiali
fino a diventare un riferimento mondiale nel settore. All’interno della saga la
miriade di microstorie dei singoli protagonisti, legate magistralmente in una
sceneggiatura elaborata da un vero professionista.
Van Hamme utilizza una gabbia
sul classico modello francese di
quattro strisce i cui riquadri possono cambiare spesso dimensione e raggrupparsi,
ma che al di fuori di ciò è generalmente rigida per non consentire divagazioni
che allontanino l’attenzione dalla storia. All’interno dei riquadri una quantità
di particolari che vanno studiati con attenzione, perché sia lo sceneggiatore
che il disegnatore non lasciano nulla al caso e inseriscono spesso delle
metonimìe che saranno spiegate solo nei disegni successivi. La collaborazione
dei due autori dà forma ad una sinergia mirabile che permette la creazione di
una continua aspettativa: non appena finisce una storia ci sono subito le
premesse per la successiva, ognuna costituita da un crescendo di tensione che sfocia
in un colpo di scena.
I personaggi sono
caratterizzati benissimo durante tutto l’arco della loro vita, complice il
disegno realistico di Francis Vallès che non permette
fraintendimenti o voli di fantasia e che rappresenta ogni epoca, ogni passo
successivo della saga, attraverso uno studio esasperato degli oggetti e delle
architetture che ne sono le testimonianze.
Bello. Chi lo considera un
capolavoro ha perfettamente ragione. Non ha nulla da invidiare ad un romanzo
vero e proprio. Ma del resto che cosa d’altro ci si sarebbe potuti aspettare
dal creatore di XIII, di Thorgal e di Largo Winch? Il mio solo rammarico è quello che di storie come I maestri dell’orzo ce ne sono in giro
troppo poche.
Il Lettore di fumetti
Nessun commento:
Posta un commento