giovedì 20 novembre 2014

Morte in mare aperto


e altre indagini del giovane Montalbano recita il sottotitolo di quest’ultima puntata delle avventure del Commissario più famoso d’Italia, quel Salvo Montalbano che torna questa volta vestito dei panni che andavano di moda negli anni ’80, quando ancora non c’erano i telefoni cellulari, Livia aveva cominciato da poco a rompere i coglioni e Montalbano non si era ancora reso conto di che pasta fosse fatta (ma Adelina sì, cominciando subito a scomparire all’approssimarsi della genovese…).


Otto racconti dal sapore retró, narrati in un dialetto siciliano che si fa sempre più stretto man mano che Andrea Camilleri invecchia, e nei quali si ritrovano tutti o quasi i personaggi di contorno nei romanzi (solo Fazio va inteso come Fazio padre, e non Fazio figlio, ma sono sicuro che non solo qualche lettore, ma anche alcuni giornalisti che ne hanno scritto le recensioni non hanno notato la differenza) con tutte le loro manie, idiosincrasie e tipicità, quasi fossero cristallizzati nel tempo contrariamente al protagonista che pur avendo le sue solite intuizioni appare molto più freddo e pragmatico, quasi che l’autore si fosse distaccato dal voler considerare questo personaggio come un suo figlio reale.
Le trame seguono i soliti clichet dei romanzi in forma più abbreviata, e di questo costringersi alla laconicità sia la contestualizzazione che la caratterizzazione dei personaggi ne risentono parecchio: nei racconti con molti nomi spesso si fa confusione perché i singoli protagonisti non sono descritti a sufficienza, e molte motivazioni degli accadimenti avrebbero avuto bisogno di più spiegazioni per poter meglio capire le interazioni e i modi di fare sia della criminalità che della mentalità siciliana.
Il tutto appare un po'... leggerino, ecco.
Quello che volevo dire è che il libretto mi è apparso nel complesso un po’ tirato via, quasi che l’autore avesse il fiato sul collo di un editore ansioso di pubblicare l’ennesimo Camilleri per poter fare un po’ di cassetta. Poi è sempre possibile che mi sbagli, ma l’impressione è questa. Per carità, si legge ed è anche abbastanza piacevole, lo stile è quello di sempre e chi è affezionato a Camilleri lo troverà gradevole, anche se di certo non lo piazzerà tra le sue opere migliori, ma un pochino resterà deluso, perché chi ama lo scrittore siciliano, come me, per poter essere soddisfatto si aspetta sempre che ogni nuova avventura di Montalbano sia un gradino al di sopra della precedente, e invece…
Il Lettore 

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