Il Premio Nobel 2014 per la
Letteratura è lo scrittore francese Patrick
Modiano.
Patrick…
chi? Domanderete. Ma
come!? Non conoscete Patrick Modiano?
Non è possibile! È quello che… quello che ha scritto… non è possibile non
conoscerlo, ma sì, quello che…
Va be’, lo confesso, non
avevo mai sentito nominare questo autore
prima d’oggi. Faccio ammenda, non fustigatemi, ammetto la mia ignoranza, che
non è alleviata nemmeno dal fatto che la maggior parte delle sue opere non sono
state nemmeno tradotte in italiano..
Invece di sicuro molti tra
voi lo avranno già conosciuto, letto e apprezzato…
Ma basta fare della facile
ironia, se gli Svedesi lo hanno consacrato avranno avuto le loro buone ragioni.
Del resto, al di fuori dei confini del nostro paese non credo che ci sia stata
molta gente che quando è stato nominato conosceva già Dario Fo, e in quanti, prima dell’assegnazione del premio, avevano
già letto Alice Munro? O Tomas Tranströmer? O Herta Müller? O Naipau? O Xingjian?
(potrei continuare per un pezzo, ma mi limito agli ultimi quindici anni).
Non credo che i componenti
la giuria dei Nobel siano degli sprovveduti, e penso anche che siano molto meno
inclini alla corruzione e ai clientelismi che infestano i concorsi letterari di
casa nostra. Non conoscevo nemmeno John
Maxwell Coetzee, ma quando ho avuto occasione di leggerlo (vedi) ho dovuto
ammettere che il premio se lo era meritato in pieno. Certo, altri non mi hanno
fatto pensare la stessa cosa, come Elfriede
Jelinek il cui La voglia non mi
ha lasciato nulla, né quella pasticca per l’insonnia di Doris Lessing, ma ritengo comunque che, al di là di possibili
considerazioni politiche internazionali momentanee, al momento
dell’assegnazione del Nobel perlomeno non valgano gli interessi spiccioli delle
singole case editrici.
In effetti, l’occasione
annuale dell’annuncio del vincitore è un momento
atteso da tutti quelli che si occupano di letteratura, e il sentir nominare
un perfetto sconosciuto non dico che provochi del fastidio, ma è come mettere
in bocca una patata fritta che non è stata ancora salata. Sarà che anche
quest’anno speravo di sentir uscire il nome di Haruki Murakami, ma il giapponese ancora una volta non gliel’ha
fatta.
Oltre a Murakami, tra i
pretendenti al titolo di quest’anno, ma forse è meglio dire, all’inglese, tra
le nominations, c’erano la bielorussa
Svetlana Aleksjevic e anche nomi più
noti come Philip Roth, Thomas
Pynchon, Cormac McCharty, Bob Dylan, Don DeLillo, Milan
Kundera, Margaret Atwood, e meno noti come il keniota Ngugi
Wa Thiog’o, l’algerina Assia Djebar e il rumeno Mircea Cartarescu. Di italiani, i soliti Umberto
Eco, Dacia Maraini e Claudio
Magris.
Non conosco Patrick Modiano e non posso quindi giudicare,
ma certo, se quest’anno il vincitore fosse stato Milan Kundera sarebbe stato peggio che ricevere una martellata dove
fa più male.
Altro che patata fritta
sciapa!
Il Lettore
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