In quest’era di ignoranza dilagante, di televisione
spazzatura, di cultura al più basso livello, di accettazione della facilità più
trita purché consenta di non pensare, anche in campo musicale sono sparite
intelligenza e creatività per lasciare spazio a un dilagare di note inutili e
ossessionanti che hanno come unico scopo quello di annebbiare cervelli e far
guadagnare quei cinici che hanno capito come bisogna sfruttare il mondo.
Ho riletto questo libro di Roberto Cotroneo per ricercarvi delle
argomentazioni che avrei potuto utilizzare nella mia difficile crociata volta a
cercare di far capire a mio figlio la bassezza culturale della moda rappistica nostrana. Non che gli
argomenti mi manchino, ma qualche consiglio positivo in più da parte di un
musicista-scrittore è sempre ben accetto, tanto più che con questo Chiedimi chi erano i Beatles, il cui
sottotitolo esplicativo è Lettera a mio
figlio sull’amore per la musica, Cotroneo si rivolge direttamente al suo e
agli altri bambini cercando di far capire loro, più che la differenza tra la
musica vera e quattro note messe in fila, quali sono gli aspetti positivi e
coinvolgenti della musica che andrebbe
ascoltata, cercando di privilegiare questa e di provare ad ascoltare il meno
possibile quella che invece viene pubblicizzata e mandata in continuazione
dalle emittenti.
Per questo modo di rivolgersi
a bambini e adolescenti in effetti il libro risulta leggermente smielato, ma ci
può stare, ed è denso di riferimenti personali, di consigli, di esempi, di
aneddoti, di escursioni nella musica di grandi come Beethoven, Mozart,
Ciajkowskij, Lennon, Dylan, Chopin; e Cotroneo utilizza le proprie esperienze
in campo musicale per fornire delle indicazioni sulle strade da seguire, un po’
come aveva già fatto in Se una mattina
d’estate un bambino, nel quale cercava di indirizzare il figlio verso le
letture che a suo parere sarebbero state utili nel processo di formazione verso
l’età adulta.
Mentre scrivo questo post sto ascoltando il quarto movimento
della sesta sinfonia di Ciajkowskij,
la celeberrima Patetica, che Cotroneo indica come uno dei pezzi che hanno
significato di più nella sua vita: la musica è un linguaggio universale e chiunque
al mondo, ascoltando questo brano, non può fare a meno di provare sentimenti
come tristezza, malinconia, sensazione di perdita.
È solo ascoltando cose
buone che si impara la differenza dalla robaccia, è solo leggendo cose buone
che si impara la differenza dalla robaccia.
Meditate gente, meditate…
Il Lettore melomane
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