mercoledì 8 ottobre 2014

Chiedimi chi erano i Beatles

In quest’era di ignoranza dilagante, di televisione spazzatura, di cultura al più basso livello, di accettazione della facilità più trita purché consenta di non pensare, anche in campo musicale sono sparite intelligenza e creatività per lasciare spazio a un dilagare di note inutili e ossessionanti che hanno come unico scopo quello di annebbiare cervelli e far guadagnare quei cinici che hanno capito come bisogna sfruttare il mondo.


Ho riletto questo libro di Roberto Cotroneo per ricercarvi delle argomentazioni che avrei potuto utilizzare nella mia difficile crociata volta a cercare di far capire a mio figlio la bassezza culturale della moda rappistica nostrana. Non che gli argomenti mi manchino, ma qualche consiglio positivo in più da parte di un musicista-scrittore è sempre ben accetto, tanto più che con questo Chiedimi chi erano i Beatles, il cui sottotitolo esplicativo è Lettera a mio figlio sull’amore per la musica, Cotroneo si rivolge direttamente al suo e agli altri bambini cercando di far capire loro, più che la differenza tra la musica vera e quattro note messe in fila, quali sono gli aspetti positivi e coinvolgenti della musica che andrebbe ascoltata, cercando di privilegiare questa e di provare ad ascoltare il meno possibile quella che invece viene pubblicizzata e mandata in continuazione dalle emittenti.
Per questo modo di rivolgersi a bambini e adolescenti in effetti il libro risulta leggermente smielato, ma ci può stare, ed è denso di riferimenti personali, di consigli, di esempi, di aneddoti, di escursioni nella musica di grandi come Beethoven, Mozart, Ciajkowskij, Lennon, Dylan, Chopin; e Cotroneo utilizza le proprie esperienze in campo musicale per fornire delle indicazioni sulle strade da seguire, un po’ come aveva già fatto in Se una mattina d’estate un bambino, nel quale cercava di indirizzare il figlio verso le letture che a suo parere sarebbero state utili nel processo di formazione verso l’età adulta.
Mentre scrivo questo post sto ascoltando il quarto movimento della sesta sinfonia di Ciajkowskij, la celeberrima Patetica, che Cotroneo indica come uno dei pezzi che hanno significato di più nella sua vita: la musica è un linguaggio universale e chiunque al mondo, ascoltando questo brano, non può fare a meno di provare sentimenti come tristezza, malinconia, sensazione di perdita.
È solo ascoltando cose buone che si impara la differenza dalla robaccia, è solo leggendo cose buone che si impara la differenza dalla robaccia.
Meditate gente, meditate…
Il Lettore melomane

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