Avete presente quando vi
prende sete, ma sete veramente, una
sete di quelle che vi afferrano dopo una bella corsa in un giorno d’estate?
Pensate al momento in cui la soddisferete trangugiando un bicchierone di acqua fresca,
limpida, cristallina, anche leggermente gassata grazie, a me piace così.
La lettura di Murakami mi fa
venire in mente questo: bere un bicchiere d’acqua quando si ha sete.
I
salici ciechi e la donna addormentata
è una raccolta di 24 racconti che Haruki
Murakami ha scritto nell’arco di vent’anni. Bellissimi. La scelta editoriale
di questo lungo intervallo di tempo ha fatto sì che in questa antologia si trovino
raccolti molti argomenti della tematica dello scrittore giapponese, e per
questo motivo la sensazione che più emerge andando avanti è la sorpresa: nell’iniziare ogni racconto
non sai mai in cosa stai per imbatterti, se nell’assurdo o in una rievocazione
autobiografica, nella presenza dell’aspetto fantastico nella vita quotidiana o
nell’introspezione della solitudine, se stai per leggere una novella in cui
dominano leggerezza e umorismo o una tragedia di quelle che Murakami sa
descrivere in modo così realistico da far venire i brividi.
Intuizioni folgoranti,
ispirazioni sorprendenti fanno da contrappunto a storie che descrivono la
normalità più assoluta, “senza trama e
senza finale”, come direbbe Cechov, e ad altre le cui conclusioni ti
lasciano spaesato, come in La tragedia
nella miniera di carbone. Da un racconto all’altro cambiano le ambientazioni
e le atmosfere, ma resta invariato quello stile squisito al quale Murakami ci
ha abituato permettendoci una lettura fluida che risulta difficile da
interrompere. La tecnica che utilizza Murakami è un raccontare i sentimenti per
immagini, mostrando dolcezza, tristezza, malinconia e perfino orrore attraverso
semplici descrizioni di azioni in tono discorsivo. Nel 2013 il Nobel non glielo
hanno assegnato, ma sono sicuro che prima o poi non gli sfuggirà.
Un grosso plauso va anche
alla traduttrice Antonietta Pastore
per aver saputo utilizzare un italiano pressoché perfetto, e ai curatori della
Einaudi che mi hanno fatto registrare un solo refuso in un libro di quasi 400
pagine.
Il Lettore
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