Quando si ha a che fare con
un professionista il piacere di leggere ti fa perdonare anche qualche
impercettibile stonatura. E Jan-Philipp
Sendker ha dimostrato di essere un vero professionista della scrittura. Già
mi ero gustato parecchio il suo L’arte
di ascoltare i battiti del cuore, ed ora con questo Il sussurro delle ombre ha confermato che la sua bravura non si
limita solamente al giornalismo.
Qualche impercettibile
stonatura, dicevo, nella reale consistenza di talune delle motivazioni che
muovono i protagonisti, ma al di là di questo il romanzo dipinge alcuni
affreschi sia di stati d’animo che di situazioni sociali che ti fanno
sprofondare nell’emozione.
Ho usato il verbo “dipingere” perché da vero
professionista della scrittura Sendker le cose te le mostra davvero, non si
limita a raccontarle: ti fa passare attraverso tutte le sfumature di dolore che
prova un padre quando gli muore l’unico figlio; ti fa letteralmente respirare
l’atmosfera di angoscia, di rassegnazione e sospetto instillata da un regime
totalitario; ti conduce per mano nell’analizzare le problematiche degli immani
cambiamenti sociali attraverso cui è transitata la Cina negli ultimi decenni;
ti fa capire le difficoltà e gli amari risvolti dell’adeguarsi alle nuove leggi
di mercato che governano l’economia globale; ti fa apprezzare i diversi gradi
attraverso i quali può progredire un’amicizia.
Il tutto inserito
all’interno di una storia d’amore che può essere considerata anche originale,
in una Hong Kong frenetica e segnata in modo indelebile dal cambiamento.
Stile e ritmo sono adeguati
a personaggi e narrazione, e se a volte capita anche che l’autore diluisca la
narrazione indugiando su particolari e sentimenti, resta comunque una struttura
solida con numerosi passaggi sui quali soffermarsi a riflettere.
Il Lettore
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