lunedì 2 ottobre 2017

La profezia del libro perduto

Porca miseria! Solo dopo averlo terminato ho scoperto che questo romanzo fa parte di una trilogia, e non ho sottomano gli altri due! Non avevo fatto minimamente caso alla parola “saga” in copertina, altrimenti è molto probabile che non l’avrei nemmeno iniziato.
E il disappunto è perché il libro mi è piaciuto, e anche se è autoconclusivo — nel senso che non lascia con interrogativi irrisolti — la vicenda di più ampio respiro si presta a molte prosecuzioni che fanno insorgere curiosità che non potrò soddisfare, perlomeno a breve.




Un buon thriller, scritto molto bene anche se Martin Rua si è lasciato un po’ prendere la mano dal sensazionalismo per poter vendere di più. A parte il fatto che ha chiamato in causa i discendenti diretti di Nostradamus — anch’essi dotati della preveggenza dell’avo —, ed è ricorso all’invenzione scontata di tre terribili assassini svedesi affetti da porfiria (per poter apparire più folli e feroci) e sotto l’influsso di droghe (in modo da essere insensibili e inarrestabili), che torturano, stuprano, mutilano, uccidono e chi più ne ha ne metta, a parte il sensazionalismo, dicevo, il romanzo si legge molto bene ed è pienamente soddisfacente.
Un misterioso scrittore pubblica, sotto lo pseudonimo di Luc Ravel, i primi due volumi di una saga che riscuote un enorme successo, ma prima che la conclusione della vicenda venga data alle stampe il suo agente letterario, l’unica persona che abbia contatti con lo scrittore, viene barbaramente ucciso. Ovviamente l’agente letterario è una bella donna e per di più ebrea, così può essere tirato in ballo anche il terrorismo internazionale a matrice araba. Si scatena così una corsa forsennata per cercare di scoprire l’identità dell’autore del libro e di rintracciare il manoscritto inedito: i “cattivi” allo scopo di distruggerlo perché potrebbe rivelare scomode verità politiche all’interno del governo francese, i “buoni” per pubblicarlo e rendere di dominio pubblico quelle verità, nonché per scoprire i responsabili dell’assassinio dell’agente letterario.
Un buon lavoro. I personaggi sono ben caratterizzati a partire dal primo responsabile delle indagini, il commissario François Ozouf, un poliziotto molto “reale” che con il proseguire del romanzo lascia il posto del protagonista ad altre figure non meno bene delineate; la risoluzione è coerente con le aspettative e la vicenda è interessante.
A parte i sensazionalismi, dicevo. Da Avignone a Parigi, da Marsiglia a Venezia, dal 1500 ai giorni nostri si sussegue un turbinìo di eventi in parte storici e in parte esoterici che tirano in ballo, oltre a Michel de Nostradamus, altre personalità leggendarie del calibro di Marsilio Ficino, per finire con lo scavare nei meandri della politica francese attuale e nelle lotte al terrorismo da parte dei servizi segreti, senza dimenticare di infilarci anche qualche storia d’amore. Un po’ di tutto, insomma, tutti gli ingredienti giusti per poter vendere.
La cosa positiva è che l’autore è riuscito a scriverlo in modo che fosse un piacere leggerlo. Speriamo bene per i seguiti (quando riuscirò a trovarli).
Il Lettore 

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