venerdì 20 ottobre 2017

Il mestiere dello scrittore

E che ci vuole a scrivere un romanzo?
Tutti possono farlo: “… basta procurarsi una biro e un quaderno, scrivere delle frasi (…) e se si ha una certa capacità di inventare delle storie in qualche modo si riesce a buttar giù qualcosa, senza bisogno di allenamento professionale. Qualcosa che bene o male prenderà la forma di un romanzo. Non è necessario aver frequentato lettere all’università. Non sono richieste competenze specifiche”, dice Haruki Murakami.
Facile, no?
È in questo modo che Murakami tranquillizza tutti fin dalle prime pagine di questa sua ultima opera. Potete farlo anche voi, del resto vi hanno insegnato a scrivere alle elementari, no?
Poi però, forse perché si è accorto di essere andato un po’ oltre, ci mette qualche pezza sopra.




In questo Il mestiere dello scrittore Murakami ripercorre la sua carriera di scrittore professionista fin dagli inizi, in una sorta di autobiografia lavorativa, raccontandoci come e quando ha scritto alcuni dei suoi capolavori e le difficoltà (e le soddisfazioni) a cui è andato incontro.
Da Ascolta la canzone nel vento, passando per L’arte di correre e Norvegian Wood fino a Gli assalti alle panetterie del 2016 (che fra l’altro sarà oggetto di uno dei prossimi post, pazientate ma non aspettatevi chissà che), con il procedere del libro completa la sua dichiarazione primigenia arricchendola di “se” e di “forse”, di tenacia, di costanza, di disciplina e forma fisica e di tanto e tanto culo (sì, c’è bisogno anche di questo, e lui lo ammette tranquillamente), che gli hanno permesso di diventare ciò che è diventato, cioè una di quelle poche persone in lizza per un Nobel.
Una lucida analisi delle difficoltà dello scrivere, badando bene a sottolineare le differenze che intercorrono tra il pubblicare qualcosa una tantum e il continuare a vivere di scrittura per decine di anni facendone un mestiere vero e proprio.
Senza dimenticare ogni tanto di fare qualche riflessione profonda sull’essenza dello scrivere: “… il nutrimento necessario al romanzo – e riportarlo con le sue mani nella sfera più alta della coscienza. Poi trasformarlo in un testo che abbia una forma e un senso”. Oppure: “Più la storia è intensa, più le tenebre sotterranee si fanno dense e pesanti. Lo scrittore deve trovare in quelle tenebre ciò di cui ha bisogno”.
Ma non è che il libro sia un semplice manuale di scrittura (o per aspiranti scrittori, che non è la stessa cosa). Come ha già fatto in L’arte di correre, Murakami ci informa di quali sono stati i suoi pensieri dominanti nell’arco di 35 anni, delle motivazioni che l’hanno sostenuto e delle necessità a cui è andato incontro per poter proseguire nel suo percorso.
Il libro è molto interessante e si legge con piacere. A patto che ti piacciano i saggi. Ho trovato il tono un po’ dimesso, quasi imbarazzato, quasi volesse scusarsi in continuazione con il lettore per aver messo in piazza i propri pensieri, con i quali si prodiga in comprensioni e giustificazioni anche per coloro ai quali i suoi libri non piacciono.
Se sei abituato a correre maratone, cosa ti ci vuole per scrivere un romanzo? Solo un pochino di tempo in più di quelle tre o quattro ore, giusto qualche mesetto.
Se sei resistente del tuo, cosa vuoi che sia?
Il Lettore 

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