lunedì 23 ottobre 2017

L’ultimo giorno di sole

A tre anni dalla morte ecco a voi l’ennesima, spudorata operazione commerciale per sfruttare al meglio il nome e i lasciti (?) di Giorgio Faletti.
Dico subito che l’ho letto appena uscito, a scatola chiusa come avevo fatto con Io uccido, ma stavolta con la speranza che il mio sesto senso letterario, che già mi stava tirando calci negli stinchi nel tentativo di avvertirmi della fregatura a cui stavo andando incontro, una volta tanto si sbagliasse.
Purtroppo per me, ancora una volta aveva ragione lui.




Quando ho cominciato a leggere il libro quindi non sapevo nulla a riguardo, e solo dopo averlo terminato ho scoperto che gli è stato costruito sopra anche uno spettacolo teatrale, con musica e canzoni. Tanto è vero che i brani che intervallano ogni capitolo del libro lì per lì ho pensato fossero poesie, anche se un po’ insensate e dalla metrica alquanto abborracciata, ma proseguendo mi sono convinto che in realtà, visto chi ne è l’autore (forse), avrebbero potuto essere testi di canzoni. Ci ho azzeccato, in effetti sono proprio testi di canzoni, e in questa veste perlomeno hanno molto più senso (in ogni caso poco) che se fossero state poesie.
Secondo me è andata così: tra le carte del defunto Faletti ci saranno stati quattro appunti sparsi con il canovaccio (ma che dico canovaccio, magari fosse stato un canovaccio, qualche spunto sparuto) per la trama di un lavoro in divenire. Ovviamente senza alcun tipo di sviluppo, modifica o correzione che il buon Giorgio avrebbe poi, sicuramente, effettuato quando lo avesse terminato. Ma in ogni caso erano parole scritte da uno che aveva già venduto milioni di copie, per cui andavano sfruttate in qualche modo. Con un libro che diventa subito un bestseller, oltre agli eredi ci guadagna sopra parecchia altra gente.
Per cui quegli appunti saranno finiti in mano a qualche editor professionista che gli avrà dato una strutturata, completato dove ne avrà sentito la necessità, abbellito, ornato con manciate di sentimento aggiuntivo, integrato le canzoni e via, già che ci siamo facciamoci anche un bello spettacolo teatrale!
Datemi pure del cinico, ma io la penso così. Per onestà devo ammettere che ho letto (dopo) anche qualche recensione positiva, ma anche queste… se sciorini sentimento a piene mani trovi immancabilmente qualche anima semplice che ne è entusiasta.
Per me, questo è un libro costituito solo da un’idea. Basta. Quell’idea sicuramente Giorgio Faletti, se ne avesse avuto la possibilità, l’avrebbe organizzata e ampliata, riscritta, completata, limata, riguardata e corretta, e solo allora l’avrebbe pubblicata.
Dare alle stampe una roba così, di neanche cinquanta pagine metà delle quali sono canzoni (che, parliamoci chiaro, una cosa è ascoltare una canzone, con tanto di musica e voci, tutt’altra è leggerne il testo senza musica e avulso da un contesto) e il resto capitoli sparsi di una vita in divenire, da prima della nascita a un qualsiasi punto senza un futuro (e in vendita a 13 euri, ben 9 per l’epub), a me personalmente, leggendola, ha fatto solo incazzare.
Romanzo? Spettacolo musicale?
Roba.
Non saprei in che altro modo definirla.
Il Lettore incazz inquietato (ma politicamente corretto)

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