A tre anni dalla morte ecco a
voi l’ennesima, spudorata operazione
commerciale per sfruttare al meglio il nome e i lasciti (?) di Giorgio Faletti.
Dico subito che l’ho letto
appena uscito, a scatola chiusa come avevo fatto con Io uccido, ma stavolta con la speranza che il mio sesto senso letterario, che già mi
stava tirando calci negli stinchi nel tentativo di avvertirmi della fregatura a cui stavo andando incontro,
una volta tanto si sbagliasse.
Purtroppo per me, ancora una
volta aveva ragione lui.
Quando ho cominciato a
leggere il libro quindi non sapevo nulla a riguardo, e solo dopo averlo
terminato ho scoperto che gli è stato costruito sopra anche uno spettacolo
teatrale, con musica e canzoni. Tanto è vero che i brani che intervallano ogni
capitolo del libro lì per lì ho pensato fossero poesie, anche se un po’ insensate e dalla metrica alquanto
abborracciata, ma proseguendo mi sono convinto che in realtà, visto chi ne è
l’autore (forse), avrebbero potuto essere testi di canzoni. Ci ho azzeccato, in
effetti sono proprio testi di canzoni, e in questa veste perlomeno hanno molto
più senso (in ogni caso poco) che se fossero state poesie.
Secondo me è andata così: tra le carte del defunto Faletti
ci saranno stati quattro appunti sparsi con il canovaccio (ma che dico
canovaccio, magari fosse stato un canovaccio, qualche spunto sparuto) per la
trama di un lavoro in divenire. Ovviamente senza alcun tipo di sviluppo, modifica
o correzione che il buon Giorgio avrebbe poi, sicuramente, effettuato quando lo
avesse terminato. Ma in ogni caso erano parole scritte da uno che aveva già
venduto milioni di copie, per cui andavano sfruttate
in qualche modo. Con un libro che diventa subito un bestseller, oltre agli eredi ci guadagna sopra parecchia altra
gente.
Per cui quegli appunti
saranno finiti in mano a qualche editor
professionista che gli avrà dato una strutturata, completato dove ne avrà
sentito la necessità, abbellito, ornato con manciate di sentimento aggiuntivo,
integrato le canzoni e via, già che ci siamo facciamoci anche un bello
spettacolo teatrale!
Datemi pure del cinico, ma io
la penso così. Per onestà devo ammettere che ho letto (dopo) anche qualche
recensione positiva, ma anche queste… se sciorini sentimento a piene mani trovi
immancabilmente qualche anima semplice che ne è entusiasta.
Per me, questo è un libro
costituito solo da un’idea. Basta. Quell’idea
sicuramente Giorgio Faletti, se ne
avesse avuto la possibilità, l’avrebbe organizzata e ampliata, riscritta,
completata, limata, riguardata e corretta, e solo allora l’avrebbe pubblicata.
Dare alle stampe una roba così, di neanche cinquanta pagine
metà delle quali sono canzoni (che, parliamoci chiaro, una cosa è ascoltare una canzone, con tanto di
musica e voci, tutt’altra è leggerne il testo senza musica e avulso da un
contesto) e il resto capitoli sparsi di una vita in divenire, da prima della
nascita a un qualsiasi punto senza un futuro (e in vendita a 13 euri, ben 9 per
l’epub), a me personalmente, leggendola, ha fatto solo incazzare.
Romanzo? Spettacolo musicale?
Roba.
Non saprei in che altro modo definirla.
Il Lettore incazz
inquietato (ma politicamente corretto)
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