Mi sono letto un'altra
avventura di Marco Buratti, alias l’Alligatore, una delle prime, quella in
cui Max la Memoria entra a far parte
del terzetto di investigatori “non tanto per la quale” che costituiscono il
nucleo forte dei romanzi di Massimo
Carlotto.
Non starò a farla tanto lunga: con il consueto stile
veloce Massimo Carlotto stavolta
mette i suoi protagonisti in una situazione difficile che li vede impegnati
addirittura contro la mafia del Brenta,
la quale a sua volta ha il suo da fare con la criminalità slava e balcanica che si
sta facendo strada nel Nordest italiano.
Oltre che a tentare di
salvare la pellaccia i tre sono indaffarati a cercare di non essere incastrati
da poliziotti più o meno corrotti e da giudici rampanti tesi a sfruttare il più
possibile le crisi di pentimento (interessate) dei delinquenti, e di non finire in galera per reati che non hanno
commesso (o che avranno pure commesso, ma a fin di bene…).
Un romanzetto agile,
grondante sangue ancora più del solito per i reiterati ammazzamenti, e dal
quale Carlotto tenta di far emergere l’importanza del “codice d’onore” della vecchia criminalità, seriamente
minacciato dal progredire di quella “nuova” che non bada tanto per il sottile.
Il Lettore
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